domingo, 29 de enero de 2012

Argentina... El Calafate, ovvero, il ghiacciaio “Perito Moreno”


UN VIAGGIATORE QUALSIASI IL 16 DICEMBRE 2011 SCRISSE:
 El Calafate, ovvero, il ghiacciaio “Perito Moreno”
Un “successo” turístico argentino è il ghiacciao "Perito Moreno" (Francisco Pascasio Moreno, di lavoro, perito..., fù colui che dalla fine del '800 percorse la Patagonia in lungo e in largo, studiandola e appassionandosi alla conservazione della natura e che riusci, con la sua tenacia, a far dichiarare tutta l'area dei ghiacciai, nel 1937,"Area protetta", mentre nel 1971 il governo argentino la dichiarò finalmente "Parco e riserva nazionale dei ghiacciai"), e la città di El Calafate (non molto tempo fà, un piccolo paesino), in piena pampa... sulle rive del Lago Argentino (uno dei più grandi del mondo).                                                                                                                                 L’Airbus (dopo un breve volo da Ushuaia a Calafate..), atterra con dolcezza nella pista del nuovo aereoporto "Comandante Armando Tola"... (attrezzato per ospitare le centinaia di turisti che, attirati dalla fama del ghiacciaio arrivano a valanghe ogni giorno), nonostante il forte vento (qui è di casa) che da giorni batte nella valle/altipiano del grande Lago (che una volta...tanto... tempo... fà... era il letto di un ghiacciaio lungo 200 km...), praticamente senza ostacoli..., senza alberi, che non riescono a crescere (per il vento...), un deserto.          La guida dell’agenzia  “Prestigio” ci accoglie facendoci accomodare nel piccolo bus (con un piccolo traino, per i bagagli...) per percorrere i 23 chilometri che uniscono l'Armando Tola alla città, la luce del sole si proietta chiara sui maestuosi altipiani intorno a noi (solamente  crescono arbusti e alberelli piccoli e bassi), Calafate (18.000 abitanti, incassata in una piccola valle che la protegge), ci riceve con le sue piccole case sparse qui e là (anche qui lo spazio abbonda...), basse e colorate, ottime protezioni per gli alberi che, qui, finalmente, possono crescere, l'impressione è curiosa, sembra un Parco Tematico... con ristoranti  ed alberghi "a tema" con colori vivaci... (tra questi il nostro hotel "Quijote", Don Chisciotte...nuovo di zecca), che in questo momento stanno crescendo come funghí (insieme alle agenzie di viaggio), ristoranti, caffetterie, pizzerie, un casinò, tanti negozi e negozietti, che contribuiscono al miracolo económico, dando opportunità ai tanti  giovani argentini (e non), di lavorare e vivere qui.                                          E' già l'ora del pranzo, depositate le valigie, ci avviamo verso il ristorante "La Tablita", con il desiderio di provare il pìatto del luogo "il cordero patagonico" (Marcello aveva riservato...), il personale del ristorante, molto professionale, ci assegna un tavolo nel grande salone ben riscaldato (fuori fà freddo...), ovviamente chiediamo di mangiare l'agnello (cordero...), cotto al punto giusto, alla brace (lo cuociono in una stanza "isolata" da pareti di vetro, alla vista di chiunque...),  accompagnato magari da un ottimo vino argentino di Mendoza…, il ristorante và riempiendosi rapidamente..., ed effettivamente, l'attesa è premiata, e lo stomaco...pure...!                  Dopo una meritata "siesta" decidiamo di finire il giorno girovagando senza la minima fretta per il centro (la verità è che è tutto molto raccolto...), casette rustiche, basse, in legno...che si affacciano nella strada principale... propongono  souvenirs, tanto cioccolato e molte varietà di abbigliamento per la montagna...e tanto relax per tutti!!                           Con il vento che continua a spirare molto forte, la mattina dopo puntualmente arriva il bus che, come a Ushuaia, fà il giro dei vari hotel, e anche qui, raccogliendo i turisti che faranno con noi l'escursione programmata, la visita al Ghiacciaio..., la strada poco trafficata (per lo più si incrociano pulman turistici...), ci offre una natura inospitale ma affascinante, qui è normale incontrare gli arbusti che danno i piccoli frutti selvatici (e che danno il nome alla città, Calafate), che, una volta maturi, offrono la possibilità di essere trasformati in gustose marmellate.        In poco tempo arriviamo quindi all'ingresso del "Parco Nacional los Glaciares" (bisogna pagare una tassa, 100 Pesos, per entrare), un nutrito numero di “ranger” vigilano affinchè venga rispettata la natura e dove vigono rigorosi divieti quali (come a Ushuaia) quello di conservare con sé eventuali mozziconi di sigarette o quant'altro insozzi i luoghi (lo stesso divieto vale per il lago, chi trasgredisce è multato…), portandoseli in una busta per poi gettarli nella spazzatura una volta rientrati in città...        Una volta pagata la tassa il bus riprende il viaggio  affrontando le curve del monte/penisola di Magallanes, di lato a noi ci accompagna un ramo del lago Argentino...ogni curva ci fà sperare di vedere il ghiacciaio...e, finalmente..., si scorge il mare bianco!!!...  l'arrivo è emozionante, la vista si perde tra le nubi che cingono i monti...in lontananza, questo fiume solido di ghiaccio non permette di calcolare le distanze… un gigantesco muro che è una selva di migliaia di guglie (alto 60 metri...), con una tavolozza di colori inimmaginabile, partendo dal bianco e passando alle delicate varietà dell’azzurro…con strisciate ogni tanto di marrone (le terre, che, si attaccano al ghiaccio nel lento cammino...), un'area di 30 km di profondità (fino alle cime...) e 5 (la parte frontale che finisce nel lago...) di larghezza.           Dal ghiacciaio Viedma all'Upsala, dallo Spegazzini al Perito Moreno..., tutti si muovono intorno ai 2 metri all'anno, scendono a valle, arrivano sulle sponde del lago Argentino (e il lago Viedma, grande quasi come il primo), e si gettano nelle gelide acque verde smeraldo/latte (il colore si deve alle micro-particelle dei minerali raccolti dalla massa di ghiaccio che, nella discesa, vengono poi trascinati nel lago), e alla temperatura dell’acqua che è costante tutto l'anno, và dai 2 ai 5 gradi c. (come ci spegarono, se uno per disgrazia, cade nel lago, ha 5 minuti di vita prima di morire per congelamento…), le particolari condizioni metereologiche nelle cime dei monti fanno sì che si forma continuamente il ghiaccio attraverso le forti nevicate, che, caricando, spingono poi a valle la massa gelata...            Ogni tanto forti rumori richiamano l'attenzione (ricordano un legno quando viene aperto con forza, in due parti…) sono i segnali delle rotture...del ghiaccio, poi, pezzi grandi o piccoli, cadono nel lago creando esplosioni improvvise, unendosi così ai tanti e tanti blocchi,di  iceberg grandi e piccoli che poco a poco andranno a "passeggiare" per il lago...         Per osservare questo spettacolo (che mai si interrompe), sono state create una serie di passerelle, aggrappate nel monte di fronte al Perito Moreno, che salgono e scendono e si collegano a un confortevole ristorante/caffetteria..., e che permettono al visitante di osservare e ammirare da vicino il colosso, o sedersi per ascoltare la voce del ghiacciaio... questa affascinante meraviglia della natura...                                                                 Al rientro a Calafate ci animiamo a fare il giorno dopo il tour dei ghiacciai...e, finalmente  seduti di nuovo al ristorante La Tablita...concludiamo la serata, facendo onore a un gustosissimo piatto di cordero patagonico....                                                                                                                                                                                     La mattina presto un nuovo bus ci accoglie, questa volta si unisce a noi un folto gruppo di una parrocchia italiana,  dopo un veloce viaggio arriviamo al porto di Punta Bandera, tanti i pulmann turistici che affollano il parcheggio... una passerella ci conduce a un grande catamarano, insieme alle centinaia di altri turisti, ci accomodiamo nelle confortevoli poltrone con i monitor distribuiti qui e là che ci illustrano (come negli aerei...) la cartografia, dove siamo, e il percorso che faremo.            Finalmente il viaggio inizia, il verde chiaro/latte dell'acqua piatta sembra un pavimento tirato a lucido...non si vede la profondità (che in certi punti arriva ai 1000 metri...), l'unica cosa che smuove la piattezza del "pavimento" sono le onde che si creano grazie alle eliche e allo scafo del battello... dopo un viaggio di un'ora ci fermiamo di fronte a un gigantesco "iceberg" dalle mille tonalità, dal celestino al bleu, con spettacolari gradazioni, grazie al sole che, battendo nelle pareti sinuose...produce effetti bellissimi...è un grande "mostro galleggiante", solamente la parte che è di fronte a noi sarà alta una decina di metri (la parte sommersa è tre volte più lunga, nell'acqua dolce, ci dicono).             Il catamarano continua lentamente a girare, muovendosi  prudentemente di fronte all'iceberg per dare opportunità a tutti i passeggeri di potere ammirare e fotografare, e farsi le fotografie di rito...           Abbandonato finalmente il freddo colosso l'imbarcazione riparte  in direzione del ghiacciaio Upsala, poco a poco iniziamo a incrociare nuovi iceberg...il comandante ci spiega quindi che per ragioni di sicurezza, la nave si fermerà a 13 km dal ghiacciaio, il fiordo che conduce al Upsala è stretto e troppi sono gli iceberg in movimento, tempo prima ( ci spiegano), un'imbarcazione piena di  turisti rimase bloccata dagli iceberg per un giorno intero e, tanta fù la paura di finire a picco, che adesso le imbarcazioni si mantengono lontane... siamo un pò delusi, ma sappiamo coscientemente che è meglio per tutti noi..., dopo l'ennesima sosta per le fotografie... l'imbarcazione riparte per il ghiacciaio Spegazzini, altro viaggio di un'ora e, finalmente, tra le montagne che ci abbracciano, maestuosa si mostra a noi la grande muraglia di ghiaccio alta 100 metri...!         Diventato orami un rito...tutti finiamo per posare con lo sfondo del ghiacciaio... e con il solito vai e vieni del battello che circola molto da vicino... (questo è un ghiacciaio "tranquillo"... "cadono" pochi pezzi...), finalmente la prua del catamarano punta all'ultimo appuntamento dell'escursione, il lato nord, del Perito Moreno.          Finalmente, dopo altre due ore di viaggio arriviamo alla muraglia, siamo tutti curiosi di vedere se si staccano pezzi dal muro di ghiaccio... ed effettivamente ogni tanto, un rimbombo richiama la nostra attenzione, pezzi che si staccano finiscono nelle acque tranquille del lago..., il nostro viaggio volge al termine, il catamarano dopo le solite passeggiate vicino alla muraglia, riparte e tutti noi, sonnecchiando al caldo del confortevole salone... ritorniamo verso Porto Bandera con il ricordo di questi giorni indimenticabili... , l'Argentina sà che tutto il mondo segue con interesse questa meraviglia (nel 1981 l'UNESCO ha incluso il Parco, nel Patrimonio Mondiale dell'Umanità) che, ci auguriamo tutti, possa continuare a vivere riproducendosi...                                                                                                                                                                                          ...da Calafate un altro aereo ci riporterà a Buenos Aires e poi un altro ancora a Lima e...,un ultimo, a Madrid...            Molte le sensazioni che ci portiamo con noi e molto da riflettere...sicuramente però, siamo certi che, solamente viaggiando possiamo capire le differenze del mondo..., accettarle ed amarle..., o no?                                                                                                                                                                 Hasta pronto...a si biere...Napaikuy!!                                                                                                                                       GianniGarbati

Argentina...Ushuaia ( l’ultima città alla fine del mondo…)


UN VIAGGIATORE QUALSIASI IL 7 DICEMBRE 2011 SCRISSE:                                                                                                                                 Ushuaia ( l’ultima città alla fine del mondo…)
Il turismo mondiale ha scoperto una maniera facile e comoda (...e quasi economica) di sentirsi (quasi) in Antartide…è la piccola città, 80.000 abitanti (che continua a crescere rapidamente a vista d’occhio) di Ushuaia, situata nella "Isla Grande de la Tierra del Fuego", ultimo baluardo di civiltà moderna prima dei ghiacci del grande Polo Sud (pinguini annessi), questa sì, in territorio argentino, e, in Patagonia...
Dopo un piacevole viaggio di 4 ore (partiti dall’aereoporto "cittadino" ,Newbery, di Buenos Aires, di lato al grande e immenso fiume La Plata), l’A320 della LAN (probabilmente chiederò un contributo pubblicità…) scende facendo una virata strepitosa vicino alle Ande, quasi toccandole… (siamo arrivati dove praticamente inizia, o finisce, la più importante catena montuosa dell’America del Sud), e l’emozione si vede negli occhi di vari passeggeri che... dimostrano di non gradire molto la destrezza del comandante insieme a un’ instadibilità dell’atmosfera che provoca i cosiddetti…vuoti d’aria… c’e molto vento nel Canale di Beagle che unisce i due Oceani ,l’Atlantico al Pacifico, e divide il territorio argentino da quello cileno.       
Dopo un perfetto atterraggio..., l'Airbus viene accostato dalla passerella che ci premette finalmente di uscire e godere della fresca e frizzante aria pomeridiana, fuori dell'aereostazione ci attende la guida turistica che ci accompagnerà in questi giorni di visita (con me e Felix c’è Marcello con sua moglie, Maria Bonaria) , "Islas Malvinas” (nome delle isole, internazionalmente conosciute come "Falkland", la vecchia disputa argentino/inglese che nel 1982 produsse una stupida guerra con tanti morti...come tutte le guerre...), è il nome dell' aereoporto di Ushuaia  (una costruzione  tutta in legno con grandi  tetti spioventi...), sicuramente per non dimenticare le isole tanto contese...       
 Simpatico e professionale, il nostro agente turistico, nel pulmino che ci trasporta, ci racconta un pò il programma proponendoci varie escursioni extra, il sole intanto regna sovrano, è primavera come in tutto l'emisfero sud (qui, fredda...), il viaggio  è breve, la penisola dove è situato l'aereoporto è quasi attaccata alla città, praticamente nemmeno il tempo di sedersi che già si arriva a destinazione, l'Hotel (giusto nella strada principale, la calle San Martin), ci accoglie con il suo caldo confort da alberghi di montagna...        Sistemati i bagagli iniziamo subito a curiosare per le strade della città, negozi e negozietti propongono  la moda dell'estate..., è difficile credere che un posto tanto freddo possa offrire temperature tali da permettere di indossare pantaloncini corti e magliette leggere..., probabilmente è più una proposta per turisti che vogliano poi portarsi via gli indumenti da indossare in posti più... caldi..., l’aria pura e fredda fà si che tutto risulta chiaro, i colori risaltano, il sole che inizia ad abbandonarci crea ombre sempre più lunghe intorno a noi, animando ancora di più, tutti noi, arrivati da mezzo mondo, a cercare ristoro e calore in uno degli innumerevoli ristoranti, pizzerie e birrerie.           Girovagando per le strade del porto ci imbattiamo in un  curioso pub/pasticceria, è tutto in legno, dimostra gli anni (c'è da giurare che sia uno dei più vecchi della città), la vetrina attrae per una particolare proposta, un grande vassoio pieno di dolci di "pinguini", dal manto di cioccolato nero e il corpo di cioccolato bianco, l'ambiente all'interno è accogliente, decorato con fantasia, un'infinità di oggetti...di vecchie fotografie..., raccolti e riuniti in questo affascinante bazaar del ricordo...,  nel menù richiama l'attenzione una birra artigianale locale, si chiama "Beagle" e prende ovviamente ispirazione dal nome del Canale dove si affaccia Ushuaia, siamo rapiti e colpiti, è buonissima! siamo talmente contenti che decidiamo eleggerla "souvenir" per il turista, che, arrivando in questo angolo alla "fine del mondo", dovrà assolutamente provarla (e magari portarsi a casa una o due bottiglie...).                 
Dopo una notte ristoratrice al caldo del riscaldamento dell'hotel (fuori la temperatura scende rapidamente nonostante sia primavera...,spesso e volentieri piove per ore...), e una colazione robusta, puntuale arriva il bus che ci condurrà, raccogliendo dai vari vecchi e (tanti) nuovi Hotel sparsi  per la città, altri compagni di escursione, per condurci al Parco Nacional de la Tierra del Fuego.                                                                                                                                                                                                    Ushuaia fù fondata a fine 800', il clima rigido faceva sì che pochi erano interessati a viverci, ai primi del 1900' si decise di aprire una colonia penale (il fatto che sia in un' isola ne aumentava la sicurezza..), costruendo un carcere (diventato adesso un museo con tanto di visita alle vecchie celle...fredde, senza riscaldamento ieri e oggi..., e con caffetteria e vendita souvenirs, con riscaldamento...).              I due principali lavori a cui erano sottoposti i reclusi erano quello di tagliare gli alberi (la città ne è circondata...) per utilizzarli poi come mezzo di riscaldamento per il paese e per lo stesso carcere...(magari...), o lavorare nelle miniere ricche di minerali, per facilitare il trasporto l'amministrazione decise quindi di costruire una strada ferrata dove circolava un piccolo treno con pianali per il trasporto sia dei materiali che dei carcerati, oggi, quel treno non esiste più, soppiantato però oggi da un più turistico "Treno del fin del mundo"... , tre convogli in totale, di differenti colori e tipologie, e tutti con carrozze riscaldate e comodi divani, che fanno servizio coprendo i 7 chilometri ( sembrano i classici trenini da visita turística che si vedono nelle citta`...) del percorso "storico"...           
 La piccola e confortevole stazioncina posta giusto all'inizio del Parco Nazionale, accoglie le miriadi di turisti, prima della partenza dei treni, illustrando, attraverso fotografie, oggetti e didascalie, la storia dei carcerati che lì, per 45 anni, lavorarono , dando già una prima impressione di quello che si vedrà poi dal treno, una vasta area dove il tempo si è fermato, imbalsamato... lì adesso sono rimaste le basi delle centinaia di alberi tagliati negli anni che, testimoni muti,  appaiono come dei pallidi ricordi di un passato non troppo lontano.              
 Abbandonato il treno, a fine percorso, continuamo la visita del Parco incrociando fiumi ricchi di acqua e laghetti "artificiali", nati dal lavoro di centinaia di castori che, (importati dall'America del Nord molti anni orsono), qui hanno proliferato, trovando una nuova patria, minaccia odierna per la natura (il castoro crea un suo habitat...abbattendo gli alberi che, bloccando il corso dei fiumi, fanno sì che l'acqua inondi e crei i laghetti, che a sua volta, imputridiscono le radici degli alberi circostanti uccidendoli).                 
La natura nel Parco è protetta (i castori..., no, si cerca di eliminarli per limitare i danni...con poco successo), leggi severe impongono il rispetto dei luoghi (...chi fuma è obbligato a portarsi con sè la "cicca", per poi gettarla nella prima pattumiera utile...), l'acqua è sovrana insieme al verde degli alberi e la vegetazione, un susseguirsi di insenature ci confondono continuamente, quale è l'acqua dolce e qual'è l'acqua salata del mare...                                                                Rientrati dalla gita in città, decidiamo di imbarcarci nel pomeriggio (dopo un buon pranzo "patagonico"...) per una escursione  in battello nel mare di Beagle..., il porto di Ushuaia è senza moli di protezione perchè lo stesso canale fà da riparo naturale, il gioco della natura qui è magnifico, le montagne (a poche centinaia di metri dal mare), solamente alte al massimo 1200 metri, fino ai 600 metri sono ricche di alberi e di vegetazione, e più in sù sono perfettamente “pelate” (qui la temperatura dai 600 metri in sù è sempre sotto lo zero e non permette la crescita di piante…siamo a due passi dal Polo…) offrendo imbiancature perenni.         
  Il canale di Beagle, è un mare ricco di pesca e un rifugio perfetto per le colonie di leoni marini, di piccoli pinguini e uccelli di tante specie che hanno scelto questi paraggi come loro casa, tante sono le agenzie (le trovi nel porto, una decina, in casottini di legno, una accanto all'altra), che propongono escursioni a tutte le ore..., per potere osservare da vicino le creature che vivono negli isolotti, un’emozione da vivere, meglio ancora se si sceglie (come abbiamo fatto noi) un battello per poche persone (normalmente il tour è espletato da catamarani per un centinaio di viaggiatori...).                                                                    
 Non prima di avere caricato a bordo un ultimo gruppo di turisti ritardatari, nel pomeriggio inoltrato, il battello salpa per la visita, siamo tutti eccitati, la simpatica guida Ana (di Ushuaia), subito ci contagia con la sua naturale allegria...ci racconta con dettagli, ci illustra insegnandoci le mappe navali, i luoghi che visiteremo e raccontandoci la vita degli esseri che abitano in questo spicchio di mondo...               
 Nel suo girovagare il battello compie le  soste programmate, avvicinandosi prudentemente agli isolotti, sia per non disturbare troppo e anche per sicurezza... il che ci permette di osservare nel loro habitat naturale ...i pigri e grassi leoni marini che, svolgono la vita di tutti i giorni, dormendo, tuffandosi e nuotando nelle acque profonde...o litigando tra di loro..., o le migliaia di uccelli che, condividendo lo spazio, posano immobili come statue, osservando  il cielo australe  che  ci ricorda che tra non molto il sole tramonterà... mentre il battello inizia così il rientro al porto... seduto a prua, affrontando il vento freddo che con forza mi avvolge, osservando i monti che poco a poco spariscono nella notte incipiente...esprimo il desiderio di ritornare un giorno in questi luoghi..., per ritrovare la magica atmosfera..., per ritornare a rivedere la... "Fine del mondo" …
G:G:

Argentina...Rosario!


UN VIAGGIATORE QUALSIASI IL 2 DICEMBRE 2011 SCRISSE:
Rosario ( città a 400 chilometri da Buenos Aires)
L’Argentina è un paese gigantesco e le distanze tra una città principale e l'altra sono elevate, tante sono le maniere di potersi spostare, auto, aereo, treno (qui la nota dolente, sembra che il sindacato del trasporto su gomma sia talmente forte che poco a poco nel tempo ha quasi azzerato le linee dei treni che esistevano, per raggiungere Rosario, da Buenos Aires, c’è un solo treno dal lunedi al venerdi, i posti sono esauriti e il primo biglietto disponibile a Gennaio 2012!!! Holè), e gli Omnibus (a due piani, per 56 passeggeri), che per  lunghe ore di percorso, sono attrezzati offrendo un buon confort al passeggero; due le proposte, la prima (e più diffusa) è la poltrona/semi letto, e la seconda, la poltrona/ letto (consigliata per i viaggi notturni).                                                                                                           Felix e io, partiti da Buenos Aires la mattina della domenica (nell'omnibus...), lasciando alle nostre spalle il ricordo dell’avventura del crollo nella calle Mitre (alla fine il Tribeca fù riaperto 4 giorni dopo, senza ulteriori problemi), fummo accolti dall'immensa pianura della Pampa, con la sua ripetività e la sua monotonía (assomiglia alla pianura Padana… però senza tanti paesetti e città che incontri ogni 20 km…),campi e...solo, campi..., ci aspettava a Rosario (città con 1.500.000 abitanti), mio fratello Marcello, per un appuntamento privilegiato, un invito a pranzo nello storico Circolo Sardo della città!!                                                                                                                                                                  Rosario è una tranquilla città sviluppatasi lungo le rive del “biondo” e grande fiume Paranà, la terra tutto intorno è talmente tanta che le case si continuarono a costruire nel tempo a uno o a due piani, e il disegno urbanístico ripete quello a quadri con la numerazione del 100 ogni cento metri…                                                                                                     Tante le ville e villini del 800'/900' disegnati con gusto, decorazioni pittoriche e  stucchi in abbondanza per dimostrare il potere dei soldi accumulati grazie agli anni di abbondanza economica... (che richiamò architetti, bravi scultori, e maestri decoratori che in questa città proliferarono per tanto tempo), che poi, poco a poco, con le varie crisi che si successero... una dietro all'altra, furono abbandonate, vendute... e poi, la speculazione con l'abbattimento e la sostituzione dei bei edifici con nuovi palazzi a 5, 6, 7… piani.                                                                                                         Oggi nei principali boulevard, con tante palme e giardini curati, tra mamme e bambini che giocano... trovi ancora testimonianze della Rosario di ieri, al posto delle  ville, a volte, un cartello con tanto di fotografia per ricordare… una città che fù orgogliosa del passato e, forse, affrettata a cambiarlo alla ricerca di ritoccare la propria immagine per il futuro...                                                                                                                                                                                   E come tutte le città dell’america latina a Rosario si vive bene di giorno però la notte la sicurezza privata è meno… sicura…per cui meglio spostarsi con un taxi, anche qui a prezzi economici, con tassimetro, e facile da incontrare, e anche qui, alla moda di Buenos Aires… Formula1!                                                                                                                                                                                     Non molto distante dalla piazza principale (il centro della città qui è ipotetico…) con il palazzo del comune e la cattedrale, il monumento alla “Bandiera Argentina” (i cui colori sono, il celeste, il bianco e, il celeste), cioè, un edificio con tanto di “fuoco perenne” e con tanto di guardie il giorno e la notte, per tenere sotto controllo la fiamma, affinchè non si spenga mai…per una folata di vento forte o (come ci capitò una sera) a causa di acquazzoni tropicali…(tra il vento e l’acqua, che scendeva a secchiate, sembrava la fine del mondo, e tutto durò 25 minuti!!); una volta all’anno tutte le massime autorità della città si riuniscono nella Sala delle bandiere (al piano terra…) per celebrare il "giorno della Bandiera"… ed è festa in tutta l’Argentina.                                                                                                                                                                                   Occasione appetitosa (in tutti i sensi…), giusto in quei giorni si festeggiava la “Feria de las Comunidades”, gli immigrati di ieri e di oggi provenienti da mezzo mondo, con figli e nipoti ( tutti  riuniti in associazioni), una volta all’anno partecipano alla grande festa di tutte le comunità presenti a Rosario, montando una vera e propia Fiera (accanto al Paranà, nel vecchio porto...), con tanto di chioschi di informazione, vedita di prodotti importati e locali, ristoranti che offrono la cucina regionale di provenienza (molte volte con interpretazioni del gusto alla maniera argentina...), palcoscenici piccoli e grandi per l’esibizione di gruppi autoctoni, facendo sì che per una volta all’anno tutti i rosarini(?...) abbiano il piacere di ricordarsi delle tante culture che negli anni hanno sicuramente arricchito la vita della città.                                                                                                                                                                                                                                                                            La geografía della zona è dominata dalla pianura, chilometri e chilometri di terra piana senza fine…è la “Pampa umida”, cosi chiamata perchè il grande fiume Paranà la invade periódicamente quando la troppa acqua delle pioggie, chiede al fiume di “allargarsi”, moltiplicandone  le dimensioni…(questo fà si che, per esempio, gli animali lasciati al pascolo libero, quando il fiume cresce, se non recuperati tempestivamente, molte volte periscono per annegamento…se non riescono…a nuoto, a salvarsi…).                                                                                                             E come tante regioni che desiderano farsi conoscere dai turisti, non molto distante da Rosario, attraversando il nuovo e alto ponte sul Paranà (capace di far passare senza problemi le gigantesche navi che solcano il fiume...), a circa 80 Km. (da queste parti i chilometri sono considerati come metri...sono capaci di andare al cinema a 159 Km. di distanza senza scomporsi più di tanto per vedere l’ultimo film di successo… ), c'è una simpatica cittadina, Victoria (sistemata su dolci colline…finalmente!) un pò rustica, sempre con il reticolato di strade típico argentino…in grande sviluppo turistico, con un Casinò (anche una scuola di Lingua italiana!), e un complesso nuovo di zecca che sono le “Terme” (acqua salata che viene estratta a 1.300 metri di profondità e acqua dolce del fiume…) strutturato con piscine dai disegni sinuosi, sparse qui e là sulle colline  e, all’aperto, tra prati verdissimi e palme che invitano a godere la spettacolare vista sul fiume e che a fine giornata offre un tramonto da sogno…

Buenos Aires....La Cultura!


UN VIAGGIATORE QUALSIASI IL 29 NOVEMBRE SCRISSE:
Buenos Aires! (Parte Quarta...ed ultima...)
LA CULTURA                                                                                                                                                                                                99 teatri, la capitale dell’Argentina è una fucina di cultura, ogni giorno tante sono le proposte per il portegno (abitante di Buenos Aires...) che voglia piacevolmente finire il giorno seduto in una comoda poltrona di un teatro o di un cinema, grande, piccolo, medio…per tutti i gusti e per tutte le tasche (quasi...).                                                 C’è una strada…la Avenida Corrientes (... come Broadway...), trafficata di giorno e  viva la notte, giganteschi cartelloni affissi fuori delle sale propongono spettacoli teatrali (esistono anche i "multi teatri"...), con attori e attrici famosi e non, o la produzione cinematografica argentina (che è molto viva e con continue nuove ed interessanti proposte), invogliando il pubblico che passeggia per questa bella strada a comprare un biglietto ed entrare a rilassarsi....                                                                                                                                                                                                        La cultura nell'Avenida Corrientes non vuole dire però solo spettacolo teatrale o cinematografico, tante sono infatti le librerie che propongono al pubblico la presentazione dell'ultimo libro in uscita creando un evento, con accompagnamento musicale magari, o semplicemente con la presentazione dell'autore o dell'autrice, occasioni ghiotte per un pubblico numeroso e nottambulo... desideroso di conoscere, informarsi, sapere... per passare una piacevole serata… insomma, la cultura respira bene in questa buena…aire…
LA CAPITALE E IL GIOCO "LEGO"…                                                                                                                                                                                           ... il disegno urbanistico della Capitale (come ovunque, nelle città e nei paesi, vecchi e recenti, in Argentina...) è quadrettato…modulare... ogni 100 metri…"una quadra" (un isolato), con numerazioni, dal 100 al 199, poi dal 200 al 299, cosi via, senza limiti (se una strada è lunga chilometri, sarà facile capire a che altezza è il posto dove devi andare, oltre il numero 1000 significa che sei già al chilometro 1...), e, avete presente il LEGO, famosissimo gioco che era (è ancora) divertente,  per comporre, animali, macchine, case..., città..., barrette di plastica colorata modulari, quadrate o rettangolari, con, nella parte superiore, dei cilindretti pieni, e nella parte inferiore dei cilindretti vuoti, per incastrare una barretta all'altra?.                                                                                                                                                                                                       Bene, immaginando di utilizzare il LEGO, componiamo una quadra, ... iniziando, per esempio, a unire i pezzi per realizzare un palazzo di 20 piani mettendo 20 rettangolini uno sopra l’altro…(magari anche con balconi…), poi accanto, un altro edificio di 2 piani, poi un’altro di 30 piani, poi uno spazio vuoto, e poi un altro palazzo... per un totale (in scala) di 100 metri… perfetto, adesso ai due lati (a 90 gradi) continuamo a comporre altre costruzioni (sempre con il LEGO...), alte, basse, altissimeee..., e, arrivati , ai 100 metri (sempre in scala...), chiudiamo il tutto con altre costruzioni finchè non avremo realizzato un intero isolato!.                Osservando Buenos Aires e la sua modularità... mi sono convinto che c'è una grande affinità con questo gioco... e sono sopratutto i palazzi alti... soli tra tante costruzioni... svettanti... con le pareti laterali liscie...senza finestre nè balconi... che si liberano sù nel cielo... senza decorazioni, semplicemente pareti anonime... che suggeriscono... il LEGO!, insomma, una città semplice per il  tassista…semplice per il postino… semplice per il turista... semplicemente... LEGO!
STORIA DELLA VIA BARTOLOME’ MITRE…                                                                                                                                          A questo punto bisogna raccontare una storia reale che è capitata a me e a Felix.                                                                 L’Hotel Tribeca (dove siamo stati ospiti) è nella calle Bartolomè Mitre, a due passi dall’avenida 9 de Julio, al numero 1265 (quindi nell'isolato dal 1200 al 1299...), nella notte del terzo giorno di permanenza, rientrando all’Hotel dopo avere assistito a un divertente spettacolo di teatro (nell'Avenida Corrientes…), fummo sorpresi dalle luci intermittenti  bleu della polizia che illuminavano le strade (al buio...), una barriera di poliziotti impediva l’accesso alla “quadra” dove era il nostro albergo, alla domanda di “che è successo, una rapina… un omicidio?”  (... quello che ti puoi aspettare a Buenos Aires...), i poliziotti risposero…è crollato un palazzo nella calle Mitre (fù, "La notizia", per giorni le principali catene televisive in collegamento diretto 24 ore al giorno dal luogo del crollo…), scavando le fondamenta di un nuovo palazzo (al posto di un garage…), la pala meccanica “ha grattato” le fondamenta del palazzo attiguo… provocandone in parte il cedimento…, si stà aspettando che venga giù il resto, che è la facciata…                                    Bene, da quel momento iniziò il nostro incubo (che durò fortunatamente solo fino alla notte seguente…), nella camera del Tribeca avevamo i nostri documenti, i soldi, le valigie con le nostre cose… impossibile entrare a chiunque nell'area, anche perchè si pensava che altri edifici della zona fossero in pericolo... (non eravamo ovviamente gli unici, varie centinaia erano gli abitanti e i turisti degli hotel vicini nella stessa situazione...).                                                                                                                                                                                                       Il palazzo non venne giù “spontaneamente” ma fù in parte demolito con la classica “palla di ferro”, tre giorni dopo, noi due, la notte seguente al crollo recuperammo le nostre cose (fummo ospitati alle 2 di mattina in un altro albergo della catena), entrando nel Tribeca come ladri…(tutta la zona era stata isolata, senza luce, gas e acqua), accompagnati da due impiegati attrezzati con torcie elettriche e recuperando le nostre cose con la massima fretta (se ci fosse stato il pericolo di un crollo imminente... addetti della Protezione Civile ci avrebbero allontanato al volo…), uscimmo quindi con valigie, buste e quant’altro… lasciando alle nostre spalle un’esperienza che senz’altro non ci dimenticheremo... (...da vari giorni i vicini notavano strane crepe...allertati i vigili del fuoco, l'ordine di abbandonare la struttura permise di salvare gli inquilini... tranne uno, un signore anziano che non si rese conto dell'avviso... lo reclamò il figlio per giorni finchè non lo trovarono tra le macerie...).

Buenos Aires ...Come muoversi per la cittá


UN VIAGGIATORE QUALSIASI IL 24 NOVEMBRE SCRISSE:                                                                                                                                  
Buenos Aires: COME MUOVERSI PER LA CITTA` 
-La Capitale Federale ha attualmente una rete Metro con 7 linee, la Linea A, nata nel lontano 1913 (fu la prima in tutta l’America del Sud a costruire) è quella dove ancora oggi viaggiano treni con i vagoni "romantici" (ma scomodi) in legno che, in occasione delle celebrazioni dei 100 anni, stanno iniziando a sostituirli poco a poco                con nuovi e confortevoli treni…(moderni non si sà, di seconda mano...si), per individuare la stazione, all’esterno             è posizionata un'insegna “SUBTE”, bella grande, rotonda,luminosa (la notte) e con il colore della línea che passa  di lì. Dentro la metro fate molta attenzione perchè certe stazioni nei momenti di grosso movimiento passeggeri,  (avendo poche uscite ed entrate) soventi sono i “tappi”, che rallentano il movimiento della gente che si accalca per entrare o uscire…e che possono essere pericolosi per la sicurezza, sia personale che “oggettistico / monetaria”… numerosi sono gli “scippatori” professionisti in attesa del cliente…sia dentro il treno che fuori…
-I Taxi sono frequentissimi e facili da acchiappare, li trovi a tutte le ore e tutti (di colore nero con il tetto giallo) hanno il tassametro, non ti meravigliare se, avendo valigie, ti chiedono di sistemarle accanto al posto del conduttore, è la prassi, per il resto, come nelle grandi città dell’america del sud, preparati a vivere l’emozione della “Formula 1”, tu, senza volerlo, ne sarai coinvolto in diretta…infatti molti conduttori si muovono con una tale spericolatezza nel traffico che si incazzano se qualcuno tenta di rubargli quei pochi metri guadagnati con "sudore"… una volta arrivati a destinazione, ti dimenticherai di avere passato i tuoi momenti di angoscia, ma, non ti preoccupare, li rivivrai nel prossimo taxi…
-I Bus di linea (chiamati OMNIBUS o COLLETTIVO….), che coprono le esigenze dei portegni sono  privati, colorati con le scritte più fantasiose…tante sono le Compagnie che circolano per la città, tutti i bus  hanno i numeri adatti per un “miope”, le scritte sono belle grandi e grosse e le vedi comodamente a 100 metri di distanza, anche qui c’è un motivo (probabilmente), molti mezzi viaggiano (anche questi), a velocità sostenuta per cui, quando sei alla fermata e aspetti la tua linea, devi avere il tempo di leggere il numero del bus in arrivo… per chiedere  in tempo che si fermi…sennò vanno dritti…                  Le fermate possono avere delle semplici pensiline di colore “oro” (con struttura a “tortiglioni”, stile classico… con stratificazioni  di pittura che risalgono ai temi dei tempi…), oppure semplici pali di metallo piantati nel marciapiede, con un cartello misura cm.15x60 (in verticale o orizzontale)  indicante il numero della línea e il percorso (a volte, il cartello, lo trovi anche inchiodato al tronco di un albero…).                                                                                                                                                                              Molto importante, nei “collettivi” devi entrare con le monete alla mano (attenti, in Argentina le monete scarseggiano…non si sà perchè…), una macchinetta ti dispenserà il biglietto una volta inserita la somma da pagare (1,25 pesos a persona), non sperare di commuovere l’autista chiedendogli di cambiarti in monete i tui “pesos” di carta, non è di sua competenza…
-Le strisce pedonali…in Italia sappiamo che quando ci sono, e tu, autista, ti imbatti in una di queste, “cerchi di fermarti”... se un pedone vuole attraversare la strada…(tralascio altri paesi dell’Europa dove, appena si accenna solamente di volere attraversare sul passaggio pedonale, la macchina si inchioda!), bene, a Buenos Aires le strisce sono considerate come una “decorazione” della strada (dagli automobilisti), per cui, fai estrema attenzione quando vuoi andare all'altro marciapiede, o approfitti di un momento "tranquillo", guardando attentamente che non arrivi qualche bolide,… sennò è preferibile fare qualche passo in più dove c’è un semáforo (lì, si fermano al rosso...), insomma, senza fare l’Eroe…!!!
-I nomi delle strade sono generalmente indicati con cartelli attaccati (a due metri e mezzo d'altezza) a un palo posto all’angolo tra due strade (molto spesso anche con il nome dello sponsor che ha pagato per la realizzazione del cartello…), non cercare inutilmente la targa indicante il nome della via come siamo abituati, murata nella parete nell'edificio dell'angolo.  In alcune strade del centro storico però le puoi ancora incontrare, in metallo smaltato o in marmo... ancora saldamente ancorate al muro... testimonianze di ricordi lontani… di una grande città che nel tempo ha continuato e continuerà a cambiare…
- "Retiro" è il più importante nodo del traffico passeggeri della città, confluiscono la stazione dei treni, quella dei bus e una linea del Metro.La "Stazione Retiro" dei treni, in effetti è composta da tre edifici, uno di fianco all'altro, la più antica e più bella (Retiro Mitre, costruita nei primi anni del 1900, con una struttura in ferro che ricorda quella della Stazione Centrale di Milano), è oggi mezzo abbandonata, tra i tanti binari e marciapiedi, pochi i treni a lungo percorso che partono (dal lunedì al venerdì, uno per giorno...), il resto, alcune linee (private) per l'hinterland che risvegliano con il loro rumore, il torpore delle gigantesche "volte" in ferro e vetro, muti testimoni di un passato pieno di vita.... il secondo edificio ( Retiro Belgrano) sembra una copia, però molto più piccola, della "Mitre", mentre il terzo edificio, "Retiro San Martin", costruito in origine con materiali economici (legno e metallo leggero) con l'intenzione di una sostituzione dello stesso più solida e bella...rimase nella condizione iniziale (probabilmente perchè finirono i soldi...).                                                                                               Oltre alla stazione del Metro (una seconda linea è in "avvicinamento"...), infine, l'affollata stazione degli "Omnibus", un edificio funzionale in cemento (che dichiara prematuramente una vecchiaia precoce...), per gli autobus a due piani, confortevoli, comodi, che collegano (al posto dei treni...), Buenos Aires con il resto del paese...creando (questa volta si), insieme a una continua umanità in movimento, una confusione da "gran bazar"... che un tempo regnava nella vicina e bella "Retiro Mitre"...

Buenos Aires! LA CUCINA


UN VIAGGIATORE QUALSIASI IL 19 NOVEMBRE SCRISSE:   
                                                                                                                              
Buenos Aires! LA CUCINA
Prima di partire per l’Argentina tante erano le domande che mi facevo su questo paese, per esempio…, come ricordano oggi l’Italia gli immigrati di un tempo, e i loro i figli…che sanno della terra dei loro genitori, l’avranno conosciuta, parleranno l’italiano?…e nella vita di tutti i giorni, per esempio, che cosa mangiano, e la pasta? Insomma, si è evoluzionata la cucina in questa terra australe, o è rimasta legata ai vecchi ricordi?...
LA CUCINA IN ARGENTINA: IL PRIMO PIATTO
La pasta è un prodotto che incontri fácilmente nei supermercati argentini e anche nei negozi di alimentari che la vendono “fresca”, però non sempre risulta  un piatto “di tutti i giorni”, come siamo abituati.                                                     La domenica, sacro giorno di riunione familiare per molti, è un’ottima occasione per preparare un buon primo piatto, cotta o scotta, questo il dilemma…, con abbondanza di salse molto saporite…, oppure teglie di paste al forno stratificate con tutto e di più…salsa, formaggio, carne, salsiccia… insomma…chi più ne ha più ne metta…oppure, altro piatto tutto nostrano… la pizza (che trovi nel menù in quasi tutti i ristoranti), con una base croccante e il resto dell’impasto più spugnoso (dicono che nella maggior parte dei ristoranti usino pizze congélate facendole passare, per, fatte al momento…e al forno a legna…), alla base una “idea” di pomodoro fresco (forse più che altro un colore rosso…) e, sopratutto, la parte più importante, una “coperta” di formaggio tipo mozzarella (“muzzarella”),  in quantità industriale capace di inibire qualsiasi altro sapore aggiungano...
IL SECONDO PIATTO
Nel secondo piatto, generalmente è imperante la carne (l’Argentina è stata ed è ancora una grande esportatrice di carne), di vitello, manzo, pecora…buona carne, cotta in tante maniere, ma saporitissima, veramente, se vai in un ristorante dove usano la brace, un piatto da non perdersi, accompagnato da verdure o da patate fritte tagliate a mano…              Sempre nel tema carne, un piatto italico, questo sì, che trovi abitualmente, è, la “fettina alla milanese” (si trova anche in macelleria, già impanata, pronto per friggere), con la variazione che al momento della cottura aggiungono il solito formaggio filante (lo stesso che usano per la pizza…”muzzarella”…) e prosciutto cotto aggiunti a fine cottura…(per finire di “uccidere” il sapore semplice della classica “milanese”) con accompagnamento di  insalata fatta con poca fantasia…e innaffiate dall’olio d’oliva locale (sapore forte, di oliva aooena colta, acerba…a cui forse meglio sostituirlo con un più insapore olio di semi…).                                          Ovviamente anche il pesce, di mare, di fiume o di lago fà parte della cucina argentina, ed anche qui a volte certi  cuochi alle volte esagerano cotture esagerate o spezie abbondanti…che attentano al palato…
I DOLCI
Sul tema pasticceria si incontrano buoni e svariati dolci, molta la produzione artigianale (e molte le pasticcerie), per colazione piccoli cornetti che aiutano la dieta…torte e paste di vari tipi a cui non può assolutamente mancare il “dulce de leche” (il dolce di latte, da noi si chiama anche “mou”, 5 litri di latte e 1 kg di zucchero…il tutto sul fuoco a cuocere e cuocere…fino a quando si stacca dalle pareti ed ha l’aspetto di una crema…), prodotto “nazionale” per cui gli argentini vanno fieri e ghiotti, lo trovi in tanti tipi di pasticcini, o come gli “alfajores”, due cialde di pasta sfoglia con al centro il dulce de leche magari ricoperto di cioccolato, nero o bianco, li propongono anche in forma di gelato…
IL CAFFE’ e altro…
Trovare un buon caffè come lo intendiamo noi…è difficile, è come a Madrid, devi alla fine conoscere e ricordarti le caffetterie dove  gustare una buona miscela…a Buenos Aires ti propongono il caffè, espresso, più lungo e all’americana, ma alla fine è lo stesso, dalla macchina esce lo stesso gusto, cattivo a volte, accettabile con una smorfia, altre…da correggere magari con una goccia di latte…e, attenti con lo zucchero, se ti passi, diventa troppo dolce e non si sopporta proprio!
Da non dimenticare il thè nazionale…il Mate!!! È un segno di cortesía e di amicizia se te lo offrono, il piacere di condividere una bevanda calda che consumi attraverso una specie di “canna con filtro alla base” di metallo, il contenitore è molto spesso una zucca svuotata e contenente le foglie della pianta che continuamente verranno ricoperte da acqua calda una volta che la zucca rimanga a secco…un thermos pieno d’acqua bollente deve assolutamente non mancare, si può affermare che bere il Mate non abbia nè una fine nè un inizio, infatti fà parte della vita privata di molti argentini…

Buenos Aires!


UN VIAGGIATORE QUALSIASI IL 19 NOVEMBRE SCRISSE:                                                                                                                                        
Buenos Aires! (Parte Prima)
Prima di prendere la decisione di dove apprendere la lingua spagnola…se a Madrid, Barcellona…,Buenos Aires era, come dire, la città che più mi attirava, poi, per differenti motivi, optai per la capitale spagnola, non mi pento affatto, però, l’appuntamento con questa bella città, era prima o poi da compiere.

Ed eccoci qui, volo splendido con altre spettacolari vedute delle Ande (da Lima l’aereo, della LAN, volò costeggiando la costa peruviana poi quella cilena e, al momento di attraversare la catena montuosa l’annuncio del comandante: Stiamo per attraversare le Ande…si prega di allacciare le cinture di sicurezza!), non ci fù nessuna turbolenza, e…in un battito d’ali, l’aero atterrò all’aereoporto Ministro Pistarini (un militare degli anni 40…) di Buenos Aires!!! “Non piangere per me argentinaaa…”, La terra di Peron, di Evita, dei colonnelli che massacrarono 30.000 conterranei in un’assurdo tentativo di controllare l’incontrollabile…, la terra delle enormi estensioni agricole e la buona carne, la terra del tango e del mate…, insomma, la terra che un tempo fù, la “terra promessa” per milioni di italiani, di spagnoli…, e anche di tedeschi, greci… che qui trovarono un’opportunità (o anche no…), benvenuti in, Argentina!!!

L’autobus della “Manuel Tienda Leon”, collega i 35 Km di strada che dividono l’aereoporto Ezeiza da Buenos Aires, corre velocemente nel traffico intenso dell’autostrada Teniente General Pablo Ricchieri (un altro militare…), è già pomeriggio inoltrato, un piacevole calore primaverile ci ha accolto, l’orologio naturale dell’emisfero sud gioca con l’altro del nord in questo splendido scambio di ruoli che sono le stagioni…la curiosità è al massimo, le ville e villette, tutte con giardino, che dall’aereoporto ci accompagnavano, lasciano il posto a edifici sempre più alti, la grande metropoli si scopre offrendo scorci di viali alberati, strade trafficate, piazze…fino a quando, lasciata definitivamente l’autostrada, il bus si confonde nel traffico urbano, non aggressivo, però, si, traffico…e molto intenso, fatti si e no alcuni chilometri ecco che la piccola e funzionale stazione della Manuel Tienda Leon ci accoglie (a poche centinaia di metri dalla stazione dei treni e dei bus, giusto accanto all’antico porto, Puerto Madero), i pulmini che distribuiranno per la città noi passeggeri (compreso nel prezzo dei 65 Pesos), poco a poco fanno la loro comparsa, l’albergo prescelto è il Tribecca (sempre su trivago.es), il nome e le fotografie promettono bene, una volta arrivati, veniamo accompagnati ad un’abitazione  che dà a un cortile interno con i ballatoi (una volta, sicuramente erano numerose le famiglie che lo abitavano, e in quei ballatoi si affacciavano le signore per chiacchierare e stendere la biancheria, ogni casa era a stanza única con divisori fatti magari da tende o da mobili, case di povere famiglie con un bagno in ogni piano), la stanza è confortevole e curata nei dettagli, con bagno privato, superdoccia, televisore al plasma e frigo/bar…                                                                                                                                                                                             Una rápida escursione ai canalí televisivi locali per memorizzare l’accento tutto “personale” dei portegni (gli abitanti di Buenos Aires) e, pronti per conoscere la città!...       E’ curioso, camminando per le strade hai continuamente la sensazione di “dejavù”, l’impressione che hai è quella di ritrovarti in una delle tante città europee…Roma, Milano, Madrid, Parigi, Napoli (per le case mezzo diroccate con cui ogni tanto ti imbatti), edifici alti, bassi, stretti, larghi, sporchi, nuovi, parcheggi inventati grazie alla demolizione degli edifici che prima esistevano, che, aspettano una buona offerta económica per poi, costruirne nuovi e più alti…la Avenida 9 de Julio (in onore al giorno della Festa nazionale), ”la strada più larga del mondo” (140 metri), forse però sarebbe più da considerare, (alla fine sono tre strade che scorrono parallele e con nomi differenti), la “piazza più grande del mondo” (se poi un domani il traffico che scorre continuamente, passasse sotto terra…meglio ancora, ne guadagnerebbero in salute tutti quelli che ci transitano…e sarebbe un bellissimo “boluevard”), con l’obelisco che svetta severo a metà…qui, a chiusura dell’avenida un palazzo nella cui facciata (e anche nell’altro lato…) troneggia una gigantesca “siluette” di Evita Peron (figura intoccabile, ancora oggi venerata…) che di notte si accende come il richiamo di una “star” (in effetti era un’attrice, prima di conoscere Juan Peron…), e poi, l’illuminazione pubblica che in certe strade, molto debole, ti suggerisce di guardarti intorno…con sospetto…(ora “mi vedo” a Roma… con le luci deboli di sempre…, appese al centro della strada, che mi ricordano via Cavour…).                                                        Non molto distante dall’obelisco arriviamo nella “Plaza de Mayo”, la  piazza símbolo dell’Argentina (per la Casa Rosada, il palazzo presidenziale) dove ancora oggi le “abuelas” (le nonne) una volta la settimana si riuniscono per sapere a chi furono affidati i bambini, nati da donne in cinta, “desaparecidas”, vittime delle torture, nella stessa piazza si affacciano il Palazzo del Comune, la Cattedrale (con un’architettura imponente alla “francese”) e la Banca Argentina.                                      Il palazzo della “Casa Rosada”, con due forme architettoniche “incollate” fra di loro, costituito da un primo edificio che fù poi affiancato nel tempo da un secondo, più largo, con due disegni differenti tra di loro, dando come  risultato una costruzione fuori dalle caratteristiche tipiche…il palazzo prese il nome per il colore che si adoperò, il rosa, probabilmente di moda e anche económico in quel tempo grazie all’abbondanza del sangue dei vitelli macellati, mischiato alla calce...                                                                                                                                                                                                                                             E’ appena entrato in funzione l’impianto luci che illumina la Casa Rosada, non si sà a chi sia nata l’idea di utilizzare le gelatine fucsia!! l’effetto è che improvisamente pensi di trovarti di fronte a un teatro di Musicall!!!… non puoi credere ai tuoi occhi!!! viene da chiederti come, l’edificio più importante di Buenos Aires, dell’Argentina, il suo biglietto da visita…si trasformi la notte in una sorta di “Moulen Rouge”, pronto a presentare le 12+12 ballerine russe…mah… a metà della piazza, tagliandola in due, come un “muro di Berlino australe”…sono sistemate delle robuste e pesanti “grate” in ferro “mobili”…alte circa 2 metri (oramai in forma “permanente”, lo capisci per l’erba che cresce alla sua base…), a “protezione” della Casa Rosada dagli argentini che hanno scelto questa piazza quando vogliono protestare (un giorno si e uno no…, l’altro palazzo símbolo del potere prescelto per le dimostrazioni è il Palazzo del Congresso), c’è anche da osservare che la cancellata che cinge (questa sì, fissa) la Casa Rosada, dà l’impressione di non essere molto solida...(forse per questo, per non rischiare…).
Beh, si è fatto tardi, prima di rientrare al Tribeca, una buona cena a base di ottima carne argentina, un “asado misto”, per recuperare le forze, seduti al tavolo di un affollato ristorante nella pedonale calle Florida...con i “portegni” che frettolosamente raggiungono la “SUBTE” (la metropolitana), mentre poveri uomini e donne lavorano recuperando dai cassonetti della spazzatura, cartoni, plástica…(per poi rivenderla a prezzi stracciati)… rovesciando alla ricerca del prezioso materiale, tutto il contenuto degli stessi contenitori per la strada…insozzandola…e allora,
 Buona notte Buenos Aires, grande “isola europea, in america latina”!!! Ciao!!!

e, finalmente…Machupicchu!


 UN VIAGGIATORE QUALSIASI IL 14 NOVEMBRE 2011 SCRISSE:                                                                                                                                      
e, finalmente…Machupicchu!
 …è tanta l’eccitazione di arrivare a Machupicchu che non riesci, nonostante il físico ti chieda di dormiré un pò...a smettere di osservare, scrutandole, le vette dei monti che sovrastano il tragitto del treno, cercando, come un novello archeologo, di trovare resti della civiltà Inca forse non ancora scoperti dall’uomo…non si vedono strade, la natura è padrona permettendo solamente al treno di penetrarla, capisci perchè, i primi spagnoli arrivati in questi luoghi a razziare e annullare le culture del luogo, non siano riusciti a scoprire tutte le città asserragliate e nascoste in cima alle montagne degli antichi Inca…                                                                                                                                                   Puntualmente, secondo l’orario annunciato, il treno con tanti fischi prolungati annuncia l’arrivo al paesetto turístico (a 1.800 mt. sul l.d. mare) di Aguas Calientes, l’ultimo segno di civilizzazione moderna in questa foresta andina,  la stazioncina dei treni che ci accoglie è carina e bene organizzata, il paesetto si stà svegliando lentamente nonostante che dall’alba facciano la spola i pulmini incaricati (per 15 Dollari A/R)  di trasportare i turisti fino ai 2.500 metri della città degli Inca, tanti i negozietti di souveniers ancora chiusi, ristoranti e alberghi per tutte le tasche, tanti sono infatti i turisti desiderosi di passare la notte qui per poi al buio, trasferirsi per godere il sorgere del sole nell’alto del monte sacro.                                                                   
In questo piccolo paesino incastonato (e nascosto) tra i monti, con due fiumi che si incontrano tra di loro e che non smettono di offrire lo spettacolo naturale di piccole cascatine, il nostro gruppo (durante il viaggio in treno abbiamo fatto le presentazioni: le due che chiacchieravano…, un’altro del paese Basco e la sua fidanzata, colombiana, residente in Spagna), viene contattato dalla guida che ci accompagnerà, non c’è ressa per prendere il pulman (da 20/25 posti, rigorosissimo l’autista, tutti seduti e nessuno in piedi), ma tanti visi nuovi che si uniscono a noi.                                                                                                                                                                                                        E’ un vai e vieni solamente di pulmini dorati, capisci che “sù in alto”…non ci deve essere molto spazio per muoversi e anche la strada, senza asfalto, stretta, che si inerpica nel fianco del monte, dimostra come si sia voluto rispettare la natura del luogo e preservare Machupicchu limitando i visitatori (al principio erano autorizzate a visitare la città 500 persone al giorno, adesso si è arrivati ad un massimo di 1500/2000), siamo tutti incuriositi, osserviamo con attenzione aspettandoci da un momento all’altro un “balzo al cuore”…, tra gli alberi, scorgiamo le prime terrazze Inca…il mezzo continua a salire inerpicandosi nella stradina incrociando ogni tanto un altro bus (vuoto) che discende, e, dopo l’ennesima curva, finalmente arriviamo a un piazzale attrezzato con, un albergo, un punto informazioni, ristoranti e la biglietteria, insomma, “Bene arrivati a Machupicchu” (moderna…).                                             
 Tutti noi scendiamo eccitati, ci dirigiamo al posto di controllo dei biglietti mostrando il passaporto (anche se nel biglietto il cognome era sbagliato…si passa ugualmente…), l’ultimo ostacolo è superato, come bambini desiderosi di aprire il regalo di compleanno, e salendo ancora un’ultima stradetta…finalmente, il momento tanto atteso…si apre di fronte a noi l’antica e spettacolare Città Inca di Machu Picchu!!!...
Sono sensazioni che solamente si possono vivere direttamente, difficile descriverle, un’intera città costruita nel XV secolo (cento anni prima dell’arrivo degli spagnoli), sul cucuzzolo di una “Vecchia montagna” (questo vuole dire machu picchu) e poi abbandonata a se stessa, dagli stessi uomini che l’avevano abitata e curata gelosamente, e che per secoli e secoli è riuscita a conservarsi per regalarci, oggi, la possibilità di capire come vivevano gli speciali abitanti (una città “Sacra”…) dei tempi andati, li`, in quelle montagne irraggiungibili…capire come era stutturata la vita di ogni giorno…, un contributo importante per il “Grande puzzle della storia”…bellissime le verdi montagne che, come tante sorelle, proteggono (sicuramente nascondendo altri segreti…) la città, un complesso che possedeva  solamente un ingresso e che permetteva un controllo e una protezione perfetta…con straordinarie vedute vertiginose e una magia unica…si dice che un’energía potente scaturisca dalle pietre, dalla terra…bisogna provarlo personalmente per capire quello che si sente veramente…e allora,
 Napaykuy a te, perchè possa, un giorno non lontano, raggiungere questa meravigliosa ed única opera dell’uomo!!! Napaykuy…amici Inca di ieri e di oggi…Napaykuy…