domingo, 8 de abril de 2012

La Semana Santa a Quito (A.d.S. 2012)


Si dice, a Quito, ogni volta che finisce la processione del Cristo del Gran Poder…viene giù il cielo… beh…anche quest’anno, venerdi 6 Aprile, una pioggia furibonda ha salutato l’ingresso in Chiesa dell’ultima immagine della processione… quella del Cristo!


Appena sbarcato dall’autobus nel grande e trafficatissimo nodo di scambio della Marin, vengo accolto da una folla variopinta, è venerdì santo e, giusto nel centro di Quito, si stà svolgendo la prima delle tre processioni in programma oggi, è quella del “Cristo del Gran Poder”una figura scura che porta su di se la croce, una replica delle repliche che si vedono in tutta Spagna e nell’america latina… Ho appuntamento con due amici artisti, Edwin, colombiano, e Malek, ecuatoriano, ed è giusto in questi momenti che il cellulare è assolutamente indispensabile, per sapere dove incontrarci è uno scambio frenetico di sms, ma, grazie alla folla che si fà sempre più densa, questi messaggi risultano inutili per l’impossibilità a muoversi dove si vorrebbe… In questo brulicare festivo non mancano i soliti ladri, ma, per una legge di equilibrio, abbondano qui e là agenti della polizia statale e quella comunale (il comune di Quito per l’occasione, ha disseminato per il centro storico centinaia di agenti, tutti in uniforme con vistosi giubbotti, mi domando se anche in borghese…), che ti danno una certa tranquillità (mai abbassare però la guardia…), addirittura una stazione mobile è posizionata giusto all’inizio della strada che porta alla piazza dove ha sede il Palazzo Presidenziale e la Cattedrale…insomma, l’impressione è quella buona… E tra guardie e ladri…abbondano i venditori di tutto e di più che propongono le loro mercanzie, da chi ti offre pantaloni in paile con i colori più sgargianti e improbabili, dal disegno “dálmata” a scozzesi edulcorati… a monache che vendono a 1 dollaro il torrone artigianale “allo stile italiano”, o la venditrice di “filtri per il caffè” fatti in casa, in tela, con un manico decisamente “artigianale”, ai tanti venditori di posters con le varie tipología di Madonne o Cristi (molto richiesti, per ricordare questo giorno…) o i venditori di incenso (sia quello classico che quello che si usa in chiesa…) e non mancano, ovviamente, i venditori che offrono pasti rapidi o bevande tutte naturali (qui la frutta è economicissima, per mezzo dollaro ti porti via 10 banane saporitissime), è uno scambio di ruoli, da venditori/credenti, a credenti/acquirenti…tutti congregati a far parte della grande folla dell’appuntamento religioso. Non si sà come e perchè però alle volte la casualità ci aiuta, infatti, direttomi verso un grosso ammasso di gente, sperando di trovare una via per andare all’appuntamento con i miei amici, incontro Edwin, stavamo tutti e due percorrendo lo stesso fiume di gente che però non portava da nessuna parte, dietro front e ci avviamo cercando un posto migliore. Queste occasioni di festa servono, oltre alla curiosità di conoscere le tradizioni popolari, a guardarsi intorno, per chiacchierare, per osservare, per curiosare la vita degli altri, tutti attori inconsciamente, del grande bazaar della vita… Nelle strade, impianti sonori, disseminati nel percorso della processione, diffondono a tutto volume, continuamente, canti e commenti (come in una competizione sportiva…) dei frati della Chiesa di San Francesco (da dove è partita e ritornerà la processione) affinchè il pubblico non si dimentichi e non si distragga…troppo…la necessità che l’importanza della celebrazione sia continuamente presente è imperante, ti domandi quindi quanti siano veramente interessati a tutto ciò… La differenza con atre processioni, come quelle spagnole, rigorosissime, spettacolari e molto bene organizzate, è che qui, tutti coloro che vogliano far parte del corteo “ufficiale” lo può fare senza problemi, tutto qui è molto tranquillo, se si vuole, si segue i penitenti che portano sulle spalle grosse e pesanti croci (molti di essi addirittura con parrucca, barba e corona di spine...per assomigliare al massimo alla figura storica del Cristo…) oppure seguire gli auto-flagellatori, che sempre piu` indolentemente si sferzano la schiena o addirittura i giovanissimi che anche loro portano una croce (leggera..), oppure i classici penitenti con i “cucuruchos” (con il cappuccio a cono rovesciato…), e tra un gruppo e l’altro, l’intervallo musicale, grazie alle tante bande che suonano ritmi mezzo allegri…, insomma, una processione tranquilla, una passeggiata…con poco “phatos”…però si, vissuta come una bella festa… Con Edwin decidiamo di fare una pausa in uno dei tanti bar affollati del quartiere (dopo avere finalmente visto e salutato Malek, burattinaio, che, in un altro ristorante, consumava un pasto insieme alla madre ed a un amico tedesco)

Edwin Diaz

Carnagione color cioccolato chiaro, viso fine ed elegante, occhi profondi, assolutamente svegli, questo è Edwin, nato nell’isola di Tumaco, a sud della Colombia (se la cerchi su google avrai difficoltà a trovarla, è quasi attaccata alla terra-ferma) insieme all’isola del Morro e della Viciosa sono un gruppo molto particolare di isole, e molto particolare è la città di Tumaco, al primo posto (l’anno passato) nella triste classifica delle citta`con più violenza, della Colombia. Edwin, di padre sconosciuto e madre che lo ha “affidato” alla nonna e alle zie…, scuola d’arte a Cali, ha deciso quest’anno di viaggiare, di conoscere il mondo, primo paese, l’Ecuador, e, citta`d’arrivo finale, Berlino! Praticamente l’amore per l’arte (è artista plástico) e la necessità di spaziare e imparare nuove tecniche, hanno spinto questo giovane ad avventurarsi e arrangiarsi, cameriere quando ci riesce, e quando no, per vivere, seppe da amici del Corso di pittura scenografica che avrei dato all’Università della capitale, altra novità per uno che vive intensamente la sua giornata alla ricerca di novità... Nella bella chiacchierata per conoscere il mio amico colombiano, tra una coca cola e una fanta, accompagnate da un triste e secco panino, ho potuto quindi conoscere altri aspetti della sua vita, ma uno mi incuriosiva più di tutti, essendo il suo paese conosciuto per la produzione di coca, come era il rapporto tra lui e la droga?. Molto diffusa tra gli studenti di Cali, sopratutto come stimolo di creatività… anche Edwin ha conosciuto la polvere bianca…però è altrettanto cosciente che per i risultati che vuole ottenere, non è rivolgendosi a tale oppiaceo che può incontrare quello che cerca…, per arrivare alle sue mete, è abituato a lottare… e lottando è sicuro che un giorno arriverà a…Berlino!


La processione volge al termine, nella grande piazza di San Francisco, dove primeggia la Chiesa dedicata al santo, arrivano poco a poco, appoggiate su camioncini, tutte le statue protette da tettoie in plexiglass, che vanno parcheggiandosi nello spiazzo davanti la Chiesa, velocemente il cielo và oscurendo, grosse nubi vanno radunandosi… la gente continua a passeggiare ma sono molti quelli che incominciano ad andarsene, magari approfittando di un ultimo gelato grazie ai vari venditori disseminati qui e là, nel palco al centro della piazza, i frati che per ore hanno accompagnato il lungo corteo cantando e informando, finalmente si concedono un meritato riposo, anche per quest’anno tutto è andato bene, e, giusto quando il Cristo arriva alla Chiesa…una pioggia fortissima chiude ufficialmente la festa, è un corri corri generale, l’acqua non concede tregua, i tanti ombrelli che durante la sfilata venivano utilizzati per ripararsi dal forte sole, adesso ritrovano la loro classica utilità…

Napaikuy, Semana Santa di Quito Napaikuy, Edwin, che un passaporto fortunato ti porti a...Berlino!!