sábado, 27 de abril de 2013

Viaggio a... LOJA


Memorie di un viaggiatore qualsiasi… viaggio a... LOJA
Al sud dell’Ecuador...l’ultima città, capoluogo di provincia che si incontra (lungo la Nazionale E35), a 185 Km dal confine con il Perú e 780 Km da Quito, è Loja.    Fondata nel 1546. la cittá é conosciuta per l'antica università che raccoglie ogni anno tanti giovani, e, sopratutto,  quale "Capitale della musica dell'Ecuador" (autori come, Cristobal Ojeda Davila e Marcos Ochoa Muñoz nacquero qui...).    Da sempre mi stimolava l’idea di conoscere il sud di questo paese e visitare questa città, e da giorni, deciso quindi a compiere la visita, mi stavo organizzando per come raggiungerla.   In Ecuador ci sono tre differenti modi per viaggiare, scartando il treno, che, al momento attuale viene programmato solamente in brevi tratte e per scopi turistici (l'antica rete ferroviaria, come nella maggior parte dell'america del sud, o non funziona, o non esiste più), la prima è la macchina, la seconda l’aereo, e la terza, l’autobus.    La prima possibilitá, essendo io da solo, era quella di noleggiare un’auto (qui i costi di noleggio sono alti...) e non avendo amici con auto a disposizione, la scartai.   La seconda opzione, l’aereo; da giorni tenevo sotto controllo i voli che la compagnia aerea Tame, quella cioè che ha più collegamenti con la cittá  (una linea aerea euatoriana), proponeva, con prezzi interessanti (70 Dollari A/R, per 1 ora di volo), però, con il problema che non avrei potuto fare via internet il biglietto, perchè la compagnia accetta solamente le carte di credito ecuatoriane...              Il giorno che mi sono deciso a fare il biglietto (nella sede della Tame), una volta passato il controllo di sicurezza di routine (importante, mai portare appresso il passaporto, è sufficiente avere con se´la fotocopia dello stesso, nessun problema, è dato per scontato avere con sé la fotocopia e non l’originale, questo per sicurezza... anti furto...), ho aspettato il mio turno e finalmente, mi sono avvicinato all’addetta alle vendite che, con fare abbastanza scortese, mi ha informato che, si, potevano farmi il biglietto con la mia carta di credito, chiarendomi poi che stanno “studiando”... la possibilitá di ammettere on-line, le carte di credito delle altre nazioni...(meglio tardi che mai!).    Chiesto il prezzo del volo, scopro che il costo in agenzia è addirittura il doppio, e, a domanda, mi rispose che solamente via internet si poteva approfittare delle offerte scontate! (come dire, o hai un amico con carta di credito ecuatoriana o..paghi il doppio).   A questo punto ho optato per la terza possibilità, il bus,  recandomi nella vicina stazione della “Cooperativa de Transportes Loja”, situata, come del resto tutte le altre compagnie di bus che collegano l’Ecuador, nella zona centro/nord della capitale.    La stazione/uffici, è un edificio a un piano, piccolo, con un parcheggio al momento vuoto, ingombro di cartoni, buste, bustoni e pacchi vari, in attesa di essere caricati  nei bus, controllati a vista da rilassati agenti del servizio di sicurezza.   Messomi in coda, quando è arrivato il mio turno, ho chiesto gli orari delle partenze (su internet, la cooperativa segnala orari e ipotetici costi, da non fidarsi...), la ragazza allo sportello vendite, cortesemente mi fece notare che tutte le corse dei bus avvengono in nottata e che per soli 20 Dollari e in sole 11 ore di viaggio...sarei arrivato a Loja!    A che ora volevo partire, alle 7, alle 8, alle 9...(di sera), e qui, per decidere l’ora di partenza, devi tenere in conto  che il sole tramonta alle 18 e si alza alle 6, per cui...bene per la corsa delle 19 (calcolato, arrivare alle 6, quando fá luce...per la sicurezza...).   Fatto quindi il biglietto domandai, avete gli orari da Loja per Quito...la risposta fù, lo deve chiedere all'ufficio di Loja!, al che, preso dallo sconforto chiesi a voce alta...qualcuno di voi è mai riuscito a rientrare da Loja e mi sà dire a che ora è partito???...    Bene, organizzatomi con un mini zaino (per comodità, meglio portarsi il minimo indispensabile), mi sono diretto il giorno dopo, panino nella saccoccia e bottiglia con l'acqua, alla stazione per prendere il mio bus.   Alle 18,45 una voce al megafono chiama i viaggiatori che, ordinatamente saliamo nel mezzo, non prima di ricevere un omaggio, quale, 1 pacchetto di patatine, o, banane fritte, e una bibita, o acqua.   Dopo una specie di formale "controllo di sicurezza" da parte di un assonnato addetto, salgo sull'autobus, un mezzo nuovo, che offre già una buona impressione, confermata poi all’interno del moderno mezzo, ben insonorizzato e comode poltrone con in dotazione un supporto per appoggiare le gambe, una volta reclinato aiuta la posizione del corpo a distendersi creando una specie di lettino corto.   Accanto a me, una signora lojana mi saluta allegramente scambiandomi per uno della sua citta`(per l’accento!...), caspita, dico io, come mi stó introducendo nella società ecuatoriana..., tra le varie chiecchiere mi racconta che vive a Quito, ma che ritorna a Loja ogni tanto perché stà costruendo li la casa per la sua vecchiaia.    Alle 19 esatte il bus parte, muovendosi velocemente nel traffico della capitale e dirigendosi a sud, inserendosi in autostrade che, poco a poco, abbandonano il centro abitato, facendomi vedere una città che vá chiudendosi in casa, come un unico e definitivo “toque de queda” (copri fuoco...), una città (come del resto tutto l'Ecuador) che vive in funzione della grande luce, il sole, che scandisce il ritmo di questo paese...     E`l'inizio di una notte di 12 ore..., le luci delle auto, dei camion e dei tantissimi autobus (che circolano di notte per travasare i tanti viaggiatori da tutti i paesi e le città ecuatoriane) che, incrociamo, mi offrono brevi momenti per curiosare e cercare di capire le immagini che scorrono veloci all'esterno, che peró risultano piatte e in bianco e nero...                                             Ed il sonno, che nel frattempo aveva zittito la mia compagna di viaggio, si presenta anche a me, suggerendomi di chiudere gli occhi per annullare il tempo..., affidandomi totalmente al buon conduttore che, separato da noi viaggiatori da una parete, ascoltando le immancabili sambe e reggaeton per tenersi sveglio...., si incaricherà di portarci a destinazione...                                                                                                                                                                                                         Napaykuy ... viaggiatori della notte...



lunes, 22 de abril de 2013

Fine dell'Incontro dei Maestri del Teatro di Quito

Fine dell'Incontro dei Maestri del Teatro di Quito
Detto cosí sembrerebbe un finale infelice, però, no, e tutto a suo tempo.  Per la settimana dell’Incontro Internazionale dei Maestri di Teatro,che si celebra ogni 2 anni nella capitale ecuatoriana, e nel cui festival oramai sono di casa, mi ero trasferito con il mio bagaglio, da casa di Rita Minoli (la..., mitica casa che consiglio di conoscere...) all’Hotel Embassy (**** stelle!)  nel centrale e turistico quartiere detto “La Mariscal”.   Tra alti e bassi (le difficoltà economiche per l’organizzazione quest’anno si sono fatte sentire, io ho condiviso stanza con un caro amico messicano, il maestro Ruben Herrera), tra pranzi striminziti e cene a volte tristi...(ma non ci ha, mai, abbandonato, l’allegria di condividere un bel Festival!), e con, a volte, contributo esterno come l’acquisto del pane...domenica 7 Aprile ho lasciato, come tutti i gruppi partecipanti,  l’hotel.   E, dato che, a casa di Rita non c’erano stanze disponibili, ho cercato e trovato un alberghetto giusto a 50 mt dal **** stelle..., l’hostal ...”El vagabundo” (credo esattamente adatto al mio personaggio!!).    Per 15 dollari a notte (circa 12 Euro), offerta di una stanza con bagno, televisore e wifi, ovviamente senza riscaldamento e aria condizionata (a Quito non esiste da nessuna parte, ricordate, di notte freddino, dalle 3 alle 5, di giorno, caldo, dalle 12 alle 14).   Abbandonato un hotel dove, qualsiasi passo faccia ti ritrovi con un cameriere o un addetto alla manutenzione...l’hostal si presentava come un luogo strano, con due individui alla recepcion che, con fatica mi hanno detto il prezzo della stanza (quasi con timidezza, non ci credevamo nemmeno loro che fossi un cliente deciso ad utilizzare l’intallazione), sforzandosi anche ad accennare un sorriso di circostanza (per la verità, pensavo all’inizio fosse un, non albergo...).   La stanza alla fine non è poi male (e comunque lo consiglio, economicissimo!), e, con le mie uscite e rientrate, ho scoperto una genitilezza assoluta (ho potuto cucinarmi la notte, stanco dei ristoranti, due uova strapazzate) e un’attenzione inaspettata, la mattina puoi fare colazione (con 2,5 dollari) e pranzare con un menù altrettanto economico...   
Napaykuy...hostal “El vagabundo”...per tutti i vagabondi del mondo...


sábado, 20 de abril de 2013

Turismo di TONSUPA


Memorie di un viaggiatore qualsiasi..., Turismo di TONSUPA
Le spegazioni che mi hanno dato per prendere il bus (costo, 25 centavos) che fà servizio collegando Washu 1, i palazzi e gli hotel lungo la spiaggia, con Tonsupa, e la cittadina di Atacames, fanno sì che, verso le 10,30 del mattino, mi ritrovo ad aspettare il mezzo insieme ad altre quattro persone (alla mia domanda, a Isidro, il custode di Washu 1, che orario fanno i bus, la risposta é stata, ”a orita”, che in linguaggio locale è, adesso, dopo, più tardi...non sò...).           Ed eccolo arrivare, il piccolo bus che ha vissuto tante battaglie ma che è sempre forte e scattante!!!   La scritta che troneggia sul muso é, “Gesus del Gran Poder”, in onore ad una delle figure più importanti della Semana Santa..., é la Protezione, se manca il gasolio..., o se si blocca per un guasto..., o...     Il mezzo si ferma finalmente, permettendoci di entrare ed osservare gli interni, che dimostrano assolutamente tutti gli anni vissuti (e di più...)., ma non ci si deve fare caso, l’importante è che funzioni e che mi porti a destinazione!    E dopo le ennesime mille buche moltiplicate all’infinito...arriviamo alla nuova Tonsupa (sulla strada provinciale), mentre il borgo originario, di pescatori, è a un chilometro, piú in là, attaccato al mare.   Due strade principali, parallele, perpendicolari alla strada provinciale, collegano il borgo alla nuova Tonsupa, strade su cui si affacciano gli esponenti del turismo primordiale del luogo.   Basandosi sull’abitudine antica che, dove cè la strada ci sono i guadagni... gli albergatori degli anni 60’, costruirono quindi lungo le due strade, non capendo invece, che, moda diffusa in tutto il mondo, il cliente desidera l’albergo...vista al mare.   Cosi, le due strade parallele, sono una sfilata di alberghetti, hostales, pensioni...il tutto a modici prezzi, tutti con piscine grandi e piccole, però tutti, vuoti..., e quasi tutti bisognosi di riparazioni e di restauri.     Alla fine delle due vie, come dicevo, si arriva all’oceano Pacifico, e lì, in un breve tratto di strada fronte mare, convivono tutti i possibili bar, ristoranti, punti ristoro..., che, con fare svogliato e sonnolento, propongono i classici piatti ecuatoriani, a base sopratutto di pesce.    Io che, ovviamente, mi ero spinto fin li per conoscere il borgo, e nonostante il solletico allo stomaco per tutte le tentazioni reali...,  ed essendo troppo presto per pranzare, ritorno sui miei passi, cioè, verso la strada provinciale dove si attestano i vari, ferramenta, negozi di tutto e di più, ed internet!    Il locale dove passerò un’ora “navigando”, è allegro, anche troppo, infatti, da una parte suonano a tutto vapore “baciate”, “sambe” e altri ritmi caraibici, dall’altro, come fosse una battaglia, da un televisore a tutto volume, mi martellano le voci degli attori di un’ennesima “telenovela”, lacrime assicurate e amanti traditi e traditori...non ho scelta, la postazione internet è giusto a metà dei fuochi, navigando per la rete, passo dal ritmo che mi impone la radio, alle minacce di un personaggio che vuole fare fuori un altro personaggio...          Finalmente, dopo avere concluso la navigazione, vado a pagare e provo a dare una leggera battuta (sul tema del perchè tutto stò casino) alla ragazza di servizio, solamente allora capisco che la consuetudine di far bordello, è l’ovvietà, il “richiamo”, per il negozio, cosi, con un leggero sorriso da ebete, saluto e me ne vado...     Un profumo di polli arrosto attira la mia attenzione, non ho ancora fame, però, dovrò prima o poi mangiare...quindi...vabbè, mezzo pollo arrosto, quanto?  6 dolares!   Caspita, mi dico, non è tanto economico, però, che ci vogliamo fare, ok per il mezzo pollo!   Il tizio taglia a metà il volatile (differente dai nostri...), ben cotto...e fà per metterlo direttamente in una busta di plastica, ed io, con la solita mania tutta europea...gli chiedo, non avrebbe un altro recipiente...?   A domanda sciocca risposta ovvia, ma no! È nella busta che deve essere messo il pollo...insieme al resto!  Al resto??, e mi fà vedere che, per 6 dollari, la merce non era tutta li, l’accompagnamento di una bella bolla di riso caldo caldo e verdure lesse, lesse... avrebbero aiutato il pollastro a sistemarsi meglio busta con buste...!                                                                                                                                                                    Napaykuy...amico rosticcere!!! Napaykuy!!









viernes, 19 de abril de 2013

.LA CASA DI GINO (a Tonsupa)



Memorie di un viaggiatore qualsiasi...
LA CASA DI GINO (a Tonsupa)
Ebbene si, sono sveglio dalle 4 di mattina (ieri sera alle 20, a letto!, ero stremato dal viaggio), e, dopo un buon sonno ristoratore, fatta colazione, alle 6,30, con un calore che preannuncia un giorno chiuso e nuvoloso, mi sono trasferito dall’appartamento alla piscina, per continuare a scrivere, sperando almeno che i raggi del sole, nonostante un cielo coperto dalle nuvole, riescano ad abbronzarmi... (speriamo!).   La spiaggia è solamente a poche decine di metri dal complesso di appartamenti (un nuovo Hotel, costruito sulla battigia...copre la visuale del mare, ma non importa! in caso di tzunami...almeno ho una barriera!!), sento il suono delle onde che, a ripetizione, e continuamente, si scaricano e ritornano a formare quella massa dal nome...oceano... Pacifico!, con colori verde biancastro (stesso colore che ho visto a Lima, lo stesso colore del mare ad Ostia...).     L’aria calda è carica d’umidità (solamente verso le 4 di mattina ho sentito la necessità di coprirmi con il lenzuolo), fuori del recinto, operai mattinieri tagliano chissà cosa, con il contributo canoro di uccelli ecuatoriali che si raccontano le loro avventure, le loro storie, e i loro amori.   Non è periodo turistico per gli ecuatoriani, fra qualche mese, alla chiusura delle scuole, tutta la costa si riempirà degli abitanti “andini” che scenderanno in massa, dai monti, a riempire alberghi, case e sistemazioni private varie, e i costegni, per offrire  maggiori servizi, poco a poco si vanno organizzando con nuovi servizi taxi e bus per la comodità dei turisti.   Ieri pomeriggio, una volta arrivato a Tonsupa, sceso dal bus, ho fermato un moto/taxi (secondo le indicazioni che mi avevano dato, per 1 dollaro mi avrebbe portato a destinazione), naturalmente carrozzeria totalmente “fai da te”, e che per 2 dollari !!! (non è sceso di 1 centesimo...) mi ha portato all’appartamento di Gino, dove sono ora, buca dopo buca, saltando qua e là, acchiappando la valigia e la giacchetta che minacciavano continuamente di voler scendere senza il mio permesso...   Il custode del complesso “Wuashu 1”, Isidro, un atipico ecuatoriano, piccolino, dall’aspetto europeo/però, no, insieme a sua moglie, cura con dettagli il suo lavoro, ed alle 7, si sono messi a pulire la piscina (qui non si scherza...gli occhi vedono e riferiscono...), nonostante io sia l’unico essere umano ad abitare il complesso di case.   E`questo un condominio di 19  appartamenti, ampi e con tutti i comfort, con una piscina grande al centro, con fiume di lato, e alberi di banano tutto intorno (qui la vegetazione cresce senza nessun permesso...), il tutto ben curato e tenuto in ordine dall’efficiente custode.   All’arrivo, sotto indicazioni datemi da Rita, chiesi ad Isidro se avrebbe cucinato per me, la risposta fù che già non è la stagione (si riferisce al fatto che, evidentemente, quando sono giorni di festa e le case si riempiono, cucinando per tante persone, offrendo piatti di pesce fresco e riso in bianco, con contori vari,  riescono a far quadrare meglio il bilancio familiare), e qui, che è sempre estate... suona strano per noi della parte freddo o caldo..,.ma và bene cosi, ho deciso che, dopo un’altra colazione, andrò a visitare, fare acquisti e revisare la posta mail, nella vicina Tonsupa.                                                                                                                                               Napaykuy...Gino Minoli!! Gracias!!






viernes, 12 de abril de 2013

VIAGGIO A ESMERALDA, ¡Holé!



Memorie di un viaggiatore qualsiasi…VIAGGIO A ESMERALDA, ¡Holé!
E`stata pura casualitá (ma no, non credo alle casualitá...), l’altro giorno, prendendo un caffè a casa di Rita Minoli, nella Rusia con Eloy Alfaro, a Quito, e parlando del programma che avevo in mente di realizzare, per le restanti 2 settimane ecuatoriane, le parlai dell’intenzione di andare a passare qualche giorno al mare (oceano Pacifico), ed esattamente, ad Esmeralda, a nord, luogo turistico in grande sviluppo.   Con mia sorpresa, Rita mi parló della possibilità di alloggiarmi nella casa di suo fratello, Gino, casa delle vacanze che ha giusto li, dai tempi in cui allora non esisteva il concetto di “sviluppo turistico”..., in quella zona che oggi prende il nome di Tonsupa, nel distretto della città di Atacames.   Comprato quindi il biglietto per il bus della “TRANSESMERALDA” (non facciamo giochi di parole...è una Compagnia di trasporti...seria!...), alle 8,30 del mattino, siamo partiti in perfetto orario (due persone, arrivate giusto a quell’ora, bloccando il conduttore chiesero se poteva aspettare per partire nello stesso bus, la risposta: “pregunte a la señorita en la oficina”; traduzione: domandi alla signorina nell’ufficio, io me ne vado...), cosi, senza i due ultimi arrivati, il bus arancione si muove agilmente nel traffico mattutino, dimostrando però i tanti anni di servizio nel momento di affrontare le ripide strade della capitale, e, sotto un cielo azzurro, con poche nuvole minaccianti, abbandoniamo la città verso nord/ovest, attraverando la linea immaginaria dell’ecuatore, immergendoci nella foltissima vegetazione sub-tropicale, in direzione di Mindo...   Le ore di viaggio? tipico di certe culture latine americane..., quando chiedi, mai nessuno ti dà una risposta chiara, non sai esattamente quante ore ti separano dal luogo d’arrivo, possono essere 6,  7, 8..., ore di viaggio, nessuno lo dice con precisione, nonostante che, per esempio, i 2 autisti che si daranno il cambio  nel viaggio, conoscano esattamente il percorso e i tempi.   Curve e contro curve, il bus continua a scendere dai 2.800 metri di Quito, e fermandosi ogni tanto a far salire venditori ambulanti ai differenti piccoli paesetti che attraversiamo, insegnandoci un’umanità a cui già non siamo abituati, dai tanti rivenditori di tutto e di più, ai ristorantini casalinghi, al poliziotto che dirige un traffico immaginario, ed ai bambini, continuamente presenti che, con un’immaginazione antica, giocano e si divertono tra di loro, senza nulla, magari con un bastone, con una cosa che assomiglia ad una palla, costruiscono storie tutte loro, dando continuamente, a me, passeggero europeo, l’immagine di una vita, povera, ma ricca comunque di un’umanitá dei tempi perduti...ma reali.    I venditori ambulanti, come dicevo, offrono, dal pane di yucca appena fritto, alle bustine, in offerta, 5x2 dollari, con noccioline caramellate, dall’acqua agli occhiali ultima moda (ma, assolutamente, anti raggi UVA, per non danneggiare gli occhi, a soli 10 Dollari!), salgono sul bus, in un paesetto, e scendono nell’altro, aiutati amichevolmente dall’assistente di bordo o dall’autista che, spesso e volentieri, vengono omaggiati da uno dei prodotti...per soli 25 centavos di Dollaro, cercano dall’alba al tramonto di guadagnarsi da vivere, e i viaggiatori premiano volentieri, o per necessità,  comprando la mercanzia proposta.   A metà percorso (verso le 12), il bus fà sosta in un punto ristoro, l’aspetto è quello come tutti i locali inventati, una costruzione che, poco a poco, si è ingrandita, pezzo per pezzo, un bagno tira l’altro..., grazie ai guadagni del lavoro che la compagnia Transesmeralda apporta, con tutti i viaggiatori che lì, sostano.  Ha appena finito di piovere e, sotto un caldo umido, una giovane spigliata (non manca di chiamarti “amorcito”), dirige e gestisce un banco di prodotti cucinati, con tanti fornelli accesi, riscaldando continuamente la merce, invitandoti a fare la tua scelta per un pasto veloce, quanto economico.  Dalle banane fritte alle “patacones”, tipo di patate lesse e poi fritte (per






il piacere del fegato...), al “chancho” il maiale omni-presente nella cucina di qui, stra-cotto, ma in procinto di essere mangiato ugualmente..., all’immancabile mais, proposto in tutte le varianti, con contorno di insalata mista.    Per 2 dollari ti porti via un piatto caldo, inclusa una bibita, e, seduto ad uno dei differenti sgabelli/sedie del ristorante, mangi con avidità il tutto, senza fare caso se il tavolo è pulito o no, e senza togliere gli occhi di dosso agli autisti che, anche loro, si concedono un meritato pasto.   E dopo una mezz’ora di sosta ristoratrice, il bus si rimette in viaggio, continuamente scende e sale, il paesaggio và leggermente cambiando, tanta e tanta la  ricca vegetazione che ci accompagna, fitte foreste e campi ricchi di tutti i tipi di frutti si propongono, colline che diventano improvvisamente pseudo monti, a scorci di vallate spettacolari che mostrano per brevi momenti abbondanti fiumi di acque giallastre, e, nuvole che minacciano di scaricare...   Arrivati in quella che sembra una pianura, la strada si immette in un’altra a 4 corsie, l’illusione di poter finalmente correre e giungere alla meta in poco tempo, viene naufragata dal passaggio continuamente nei paesi / cittadine, con la continua varietà umana, ci abituiamo rapidamente a capire che le ore si accumuleranno alle ore..., e la strada continuamente si allarga per poi rapidamente restringersi, sorpassi impossibili tra giganti affannati a salire ripide curve che continuamente nascondono altri mezzi che incrociano con la normalità di sapere che ad ogni curva la fretta nasconde altri pazzi al volante...   E finalmente, arriviamo nella caotica città di Esmeralda, capoluogo di provincia, dove il petrolio è parte integrante del paesaggio e fonte di guadagni, e dove giganteschi cartelloni pubblicitari ti ricordano che “il pertolio è il nostro amico”...   Ed infine, dopo 8 ore di viaggio (non ne posso più!), arriviamo all’agglomerato / futura città turistica di, Tonsupa, dove, traballante ma contento, scendo dal bus, insieme a una nutrita schiera di viaggiatori...
Napaykuy...Esmeralda, Napaykuy...Tonsupa




miércoles, 10 de abril de 2013

ARRASTRE DEL CAUDAS





Memorie di un viaggatore…ARRASTRE DEL CAUDAS
E’ curioso come il cambio del fuso orario crea l’effetto di allungare la giornata, spiego perchè. Tra l’ora di Roma e quella di Quito ci sono (adesso, in estate boreale) 7 ore di differenza (quando a Cagliari ci si alza alle 6, a Quito si và a dormire), ed io, che sono mentalmente abituato all’orario europeo, alle 21 ecuatoriane (le 4 a.m. in Europa) già non ne posso più, mi trascino e alla fine cedo! Il letto è il mio meritato premio!!  Per cui, abbandonandosi a Morfeo cosi presto…inevitabilmente mi sveglio alle 5 di mattina …li‘viene il bello, assolutamente ricaricato e con tante energie, e pensando alla mezza giornata trascorsa in europa…ho l’impressione di moltiplicare la mia giornata da vivere!! (provare per credere!).   A questo punto una riflessione pratica, dopo quasi 7 anni di visite puntuali a Quito, oramai i miei polmoni hanno memorizzato “l’aria che si respira”...(cioè, meno ossigeno...), per cui, cammino veloce come mia abitudine, con la massima normalità, e senza sentiré il peso dei 2.800 metri d’altezza…     Bene, mercoledi 26 Marzo, nella settimana pasquale (Semana Santa) si è celebrato nella Cattedrale della capitale ecuatoriana, una funzione che fino all’anno passato si celebrava anche a Sevilla (Spagna) e a Lima (Perù), il cui titolo è “ARRASTRE DEL CAUDAS” detto in altre parole, trascinarsi i peccati… (o, in lingua popolare...avere la coda...!) e, il, “BATIDOS DE BANDERA” (poi lo spiego).      In una cattedrale strapiena di fedeli e di curiosi (sopratutto curiosi…tra macchine fotografiche, cineprese, cam dei cellulari, televisioni varie ecuatoriane…sembrava il set di un film con tanti divi...), con due mega-schermi per poter seguire comodamente le varie fasi, alle ore 12 si è svolta la cerimonia per ricordare un rito che risale al XVI secolo.   Nato in Sevilla (e ti pareva…, la Spagna Cattolica!) e portato in America latina per il piacere di terrorizzare i fedeli (ed anche, i non…),” l’Arrastre del caudas” è un rito, vorrei dire “macabro”.   Dopo una speciale, pseudo-messa con finale felice, che vede il Cardinale quitegno, dichiarare, dopo l’omelia, con orgoglio, come Quito sia rimasta l’ultimo posto al mondo dove si celebri il rito (pausa pubblicitá), 7 uomini (sono in realtà preti che indossano per l’occasione, le vesti dei peccatori…vedi tu…) trassati con túnica nera e con un lungo strascico (sui 6/ 7 metri), che rappresenta i peccati commessi, dovranno fare un giro all’interno della cattedrale  accompagnati ognuno, ai lati, da due giovani con in mano ciascuno, un cero acceso (sembrano in verità che li stiano sorreggendo, accompagnandoli alla forca…o in caffetteria...mah!).    Il primo “peccatore” è seguito da un altro, che sorregge un’ enorme bandiera con una croce rossa su fondo nero (la bandiera, 3 metri x 3), dopodichè gli altri penitenti e, chiusura della sfilata, lo stesso cardinale, protetto dal papale baldacchino, portato da chierichetti.   Il tutto condito da un lugubre accompagnamento musicale..., la…”Marcia fúnebre”!!, suonata all’organo durante tutta la processione...cattedralizia!   Una volta conclusa la passeggiata, i “peccatori in nero” si dispongono, sdraiati, pancia in giu‘ , per ricevere le “sbandierate”, date questa volta dallo stesso cardinale che, in un esercizio inusuale per lui (e direi anche…pericoloso, se perde l’equilibrio…), con la lunga asta in mano, sbandiera sui “peccatori” per ricevere le energie che poi verranno “rilasciate” ai presenti la funzione (si dice che l’energia che la bandiera riceve dai peccatori, diretta agli assistenti, porti buona fortuna...), io, non conoscendo quali fossero i peccati commessi dagli uomini in nero…mi sono affrettato ad uscire dalla cattedrale…anche perchè la cerimonia, abbastanza “finta” e nonchè noiosa , già volgeva al termine.   Uscendo dalla chiesa, pochi i curiosi all’esterno che seguivano la cerimonia, grazie a un mega schermo sistemato  nella piazza, mentre un cielo nuvoloso (ma qui è sempre cosi…) minacciava, ancora una volta, di piovere…
Napaykuy…Arrastre del caudas…

In viaggio verso Quito...nuova storia di, un viaggiatore qualsiasi...


In viaggio verso Quito…nuova storia di, un viaggiatore qualsiasi…
Ebbene si, con un accompagnamento musicale diffuso negli auricolari offerti dalla compagnia Iberia, viaggio in direzione della capitale equatoriana, lasciandomi alle spalle giorni intensi di lavoro con il desiderio di ritornare a respirare l’aria dei 2.800 metri (s.l.d.mare), che è, nientemeno l’aria di Quito, la stella delle Ande, posta esattamente sul passaggio della línea immaginaria, ma reale, dell’equatore, ancora una volta il mio desiderio è quello di riuscire a raccontare per gli amici fedeli, e non, le sensazioni, respirare e vedere per poi raccontare, benvenuti nel mio viaggio!   Scrivo grazie al nuovo portatile HP che mi permette, con poco peso e piccole dimensioni, avere un amico fedele ponto a raccogliere le mie idee, accanto a me, una bella ragazza (non capisco di dove sia, non parla spagnolo, e non vuole dialogare…), che, al mio arrivo sull’aereo, piangeva disperatamente, è facile capire per chi, difficile capire per chi, nel senso che, i conti non tornano, se stessimo viaggiando verso un paese di lingua non spagnola, capirei che l’amore abiti in Spagna, ed esattamente a Madrid, e lei stia rientrando a casa sua…quindi?   Bene, viaggio tranquillo, scrivo che sono le 22 ora italiana (mancano 2 ore all’arrivo, ore 18 ora equatoriana), ci aspettano le Ande con avviso di turbolense e tempo instabile (a Quito piove quando meno te lo aspetti, meglio portarsi il parapioggia…sempre), e mi aspetta il nuovo aereoporto di Quito (si chiama sempre Mariscal Sucre) posto in una vallata, con probabilità di nebbie frequenti, ma, meno male, fuori del centro abitato (ricordate che il vecchio aereoporto era cinto d’assedio da grattacieli e case varie che rendevano gli atterraggi, una prova di grande abilità per i piloti…), l’area del nuovo aereoporto di chiama Tababela, e una volta atterrati, dopo i controlli doganali (mi sto portando 2 valigie cariche di abbigliamento da lasciare agli amici ecuatoriani), conto di prendere il Bus (4 Dollari) e poi, un taxi che mi porterà  a casa della splendida Rita Minoli.