E’ curioso come
il cambio del fuso orario crea l’effetto di allungare la giornata, spiego
perchè. Tra l’ora di Roma e quella di Quito ci sono (adesso, in estate boreale)
7 ore di differenza (quando a Cagliari ci si alza alle 6, a Quito si và a
dormire), ed io, che sono mentalmente abituato all’orario europeo, alle 21
ecuatoriane (le 4 a.m. in Europa) già non ne posso più, mi trascino e alla fine
cedo! Il letto è il mio meritato premio!!
Per cui, abbandonandosi a Morfeo cosi presto…inevitabilmente mi sveglio
alle 5 di mattina …li‘viene il bello, assolutamente ricaricato e con tante
energie, e pensando alla mezza giornata trascorsa in europa…ho l’impressione di
moltiplicare la mia giornata da vivere!! (provare per credere!). A
questo punto una riflessione pratica, dopo quasi 7 anni di visite puntuali a
Quito, oramai i miei polmoni hanno memorizzato “l’aria che si respira”...(cioè,
meno ossigeno...), per cui, cammino veloce come mia abitudine, con la massima
normalità, e senza sentiré il peso dei 2.800 metri d’altezza… Bene,
mercoledi 26 Marzo, nella settimana pasquale (Semana Santa) si è celebrato
nella Cattedrale della capitale ecuatoriana, una funzione che fino all’anno
passato si celebrava anche a Sevilla (Spagna) e a Lima (Perù), il cui titolo è
“ARRASTRE DEL CAUDAS” detto in altre parole, trascinarsi i peccati… (o, in
lingua popolare...avere la coda...!) e, il, “BATIDOS DE BANDERA” (poi lo
spiego). In una cattedrale strapiena di fedeli e di
curiosi (sopratutto curiosi…tra macchine fotografiche, cineprese, cam dei
cellulari, televisioni varie ecuatoriane…sembrava il set di un film con tanti
divi...), con due mega-schermi per poter seguire comodamente le varie fasi, alle
ore 12 si è svolta la cerimonia per ricordare un rito che risale al XVI
secolo. Nato in Sevilla (e ti pareva…, la
Spagna Cattolica!) e portato in America latina per il piacere di terrorizzare i
fedeli (ed anche, i non…),” l’Arrastre del caudas” è un rito, vorrei dire
“macabro”. Dopo una speciale,
pseudo-messa con finale felice, che vede il Cardinale quitegno, dichiarare, dopo
l’omelia, con orgoglio, come Quito sia rimasta l’ultimo posto al mondo dove si
celebri il rito (pausa pubblicitá), 7 uomini (sono in realtà preti che
indossano per l’occasione, le vesti dei peccatori…vedi tu…) trassati con túnica
nera e con un lungo strascico (sui 6/ 7 metri), che rappresenta i peccati
commessi, dovranno fare un giro all’interno della cattedrale accompagnati ognuno, ai lati, da due giovani
con in mano ciascuno, un cero acceso (sembrano in verità che li stiano sorreggendo,
accompagnandoli alla forca…o in caffetteria...mah!). Il primo “peccatore” è seguito da un altro,
che sorregge un’ enorme bandiera con una croce rossa su fondo nero (la
bandiera, 3 metri x 3), dopodichè gli altri penitenti e, chiusura della
sfilata, lo stesso cardinale, protetto dal papale baldacchino, portato da
chierichetti. Il tutto condito da un
lugubre accompagnamento musicale..., la…”Marcia fúnebre”!!, suonata all’organo durante
tutta la processione...cattedralizia! Una
volta conclusa la passeggiata, i “peccatori in nero” si dispongono, sdraiati, pancia
in giu‘ , per ricevere le “sbandierate”, date questa volta dallo stesso
cardinale che, in un esercizio inusuale per lui (e direi anche…pericoloso, se
perde l’equilibrio…), con la lunga asta in mano, sbandiera sui “peccatori” per
ricevere le energie che poi verranno “rilasciate” ai presenti la funzione (si
dice che l’energia che la bandiera riceve dai peccatori, diretta agli
assistenti, porti buona fortuna...), io, non conoscendo quali fossero i peccati
commessi dagli uomini in nero…mi sono affrettato ad uscire dalla cattedrale…anche
perchè la cerimonia, abbastanza “finta” e nonchè noiosa , già volgeva al
termine. Uscendo dalla chiesa, pochi i curiosi all’esterno
che seguivano la cerimonia, grazie a un mega schermo sistemato nella piazza, mentre un cielo nuvoloso (ma qui
è sempre cosi…) minacciava, ancora una volta, di piovere…
Napaykuy…Arrastre del caudas…





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