sábado, 26 de octubre de 2013

Tunisi (Parte Seconda)

                                                              
Sidi Bou Said
Cartagine ha varie stazioni nella linea del metro, e tra queste, ”Carthage Presidence”, cioè, il luogo dove ha sede il palazzo del presidente della Repubblica tunisina, ed il treno della GTM finisce, attualmente, giusto in questa stazione (uguale e decadente come le altre della linea metropolitana).  Fuori, ci aspetta un altrettanto decrepito bus giallo, per coprire il percorso rimasto, fino a Sidi Bou Said (linea interrotta per lavori di ammodernamento...).                                Il dolce e turistico paesetto, famoso per essere stato luogo d’incontro dei poeti francesi nell’800’,  è sicuramente una tappa turistica da non perdere.  Il bianco e l’azzurro, si ripropongono costantemente nel paese, che sono come un simbolo della Tunisia, il bianco, per difendersi dal forte sole africano, e, forse, l’azzurro, come legame al mare, che nei secoli ha rappresentato lo sviluppo dei commerci, il potere, le guerre...   Le case, curate in maniera civettuola e semplice, tutte bianche, e tutte con gli infissi rigorosamente dipinti di bleu.  Strade e stradette che danno vita ad altri deliziosi scorci e ad altri segreti..., e che fluiscono sulla breve strada principale, che, si snoda, presentando tanti negozietti di souvenirs, e che finisce in una serie di terrazze che fanno godere della splendida vista del golfo di Tunisi.   Nugoli di turisti  sciamano attratti dai venditori appostati  per vendere il tutto e il di più, comprese le foto con il falco (vivo), che, per qualche Dinaro, te lo affittano, giusto il tempo per fare la foto di rito (non sia mai che poi si incavoli...), e che poi ritorna, annoiato, sulle mani del proprio padrone.   Fatte le dovute fotografie di routine, mi accingo a riprendere il bus giallo per andare alla seconda visita programmata, non prima di avere consumato un’abbondante spremuta d’arancia in uno dei tanti chioschetti fuori dell’area turistica... (2 Dinari, ovvero, 1 Euro).
Carthage
  La fermata per visitare le rovine (non è segnalata per niente...), é quella di Carthage Hannibal (scendendo a Carthage Dermech, la strada fà un percoso più lungo...).   Scendendo ad Hannibal, ci si trova di fronte ad una strada larga, la si percorre (è in salita)  e, alla sesta stradina a sinistra (di fronte ad un edificio che sembra una scuola) ci si inoltra con fiducia seguendo la stradina, fino a quando non ci si imbatte in un hotel, e lì finisce la strada!   A questo punto, alla vostra destra avrete il muro di recinzione del recinto archeologico, un cancello (chiuso) vi permetterà di vedere già alcuni resti di Cartagine  (il mio consiglio? fotografateli, perchè poi all’interno dell’area archeologica, quella zona non potrà essere raggiunta).   Dopodichè, seguendo il muro, alla vostra destra, vedrete quasi nascosta, una stradina, percorretela seguendo sempre il muro..., fino ad arrivare ad un terrapieno con una bella vista del golfo...   E, sempre seguendo il muro, arriverete all’ex cattedrale e, finalmente...all’ingresso dell’area storica di Cartagine!                                                                         Sorta sulla collina di Byrsa, di quella che fù la capitale di una grande potenza, oggi ne restano poche tracce, parti puniche, romane, si condividono lo spazio, e tutte poveramente presenti, insieme ad un museo altrettanto triste e povero di informazioni.   Cè poco da vedere infatti, ma il fatto di camminare su un luogo tanto importante, fa sí che la delusione si dimentichi presto, immaginando l’antica civiltà.  Affacciandosi in direzione di Tunisi, in lontananza si vede (o forse si immagina) l’antico porto punico (rotondo un tempo, e con con tante costruzioni per il rimessaggio delle navi), straordinaria opera portuale che, oggi, è solamente un ricordo, mezzo malandato, cinto da un anello verde con ville e villette...   Bene, ripresa la strada di ritorno, nella stazioncina, una casettina, dove il bigliettaio, nascosto da una bassa ed inutile grata (vecchia, sporca...), mi porge il biglietto (25 cent. Di Euro) e, gentilmente, mi richiama per darmi il resto che mi stavo dimenticando di ritirare....   Ritornato a Tunisi, già mi sento del posto, uscito dalla stazione, brulicante di vita, nella strada, a pochi metri, tra le tante proposte culinarie, decido di fermarmi a consumare un pollo con patate fritte, accompagnato da un bicchiere di limonata (il tutto sui 6 Dinari, 3 Euro), recuperando una forchetta e un tovagliolo, accessori inusuali per il pubblico che frequenta il locale...(i più, per usanza, usano solo le mani per mangiare).     
La Medina
 Cuore della vita antica, e centro commerciale e turistico della capitale, la Medina è il classico agglomerato di strade e stradine che si perdono in un’infinità continua di negozi di abbigliamento, gioiellerie, caffetterie, arredamento, stoffe, caffetterie..., che danno, dalle 9 alle 18 della sera, un colore ed un calore assolutamente da non perdere.   Svegliatomi all’alba, come sempre, e fatta un’altra, triste, colazione in hotel, mi sono messo subito a fare il turista, dirigendomi verso la Porta Bab Bhar, nella place de la Victoire.    Direttomi verso la Rue Jamaa Zitouna, ho incontrato vari tizi che affiggevano manifestini sulle saracienesche dei negozi che, stranamente, erano ancora chiusi.   Gentilmente, in un francese, italianizzato, mi spiegarono che avevano deciso una manifestazione di protesta perchè, le compagnie di crociera, convogliano i propri turisti, nei negozi con cui hanno poi percentueli sulle vendite.  Ed i commercianti quella mattina erano decisissimi a farsi sentire... mantenendo tutti i negozi della strada, chiusi..., mentre, dall’altra parte (me ne sono accorto dopo), i negozi della Rue Kasbah...erano tutti aperti e ben felici di raddoppiare l’incasso della giornata!..., la..., solidarietá....   Bene, la Medina, come dicevo, è un quartiere che non si può, non visitare, e, l’occasione che mi è stata offerta dai negozi chiusi, mi ha offerto una Medina inedita, tutta speciale...   E, alla fine delle stradette, la grande piazza della Kasbah, con moschee (in restauro), il palazzo del Governo tunisino, ed altri Palazzi di governo (tutti circondati, rigorosamente, dal filo spinato...la Rivoluzione del 2011 non è ancora finita...).


Salam..., dolce Sidi..., Salamelek..., vecchia Cartagine...























sábado, 19 de octubre de 2013

Tunisia, Tunisi

Sono qui, nella stazioncina di Sidi Messaoud (...è una fermata della linea metropolitana, elettrificata, che collega il litorale del Sahel, nella costa ovest della Tunisia...), ed ho appena salutato il carissimo amico Claudio che, insieme a Tatiana, sua sorella (i due, romani... de’ Roma) mi hanno ospitato nella casa delle vacanze che hanno in affitto a, Mahdia, antica, solare e mediterranea cittadina, a 200 Km da Tunisi...  L’attesa del treno per Monastir si fá meno pesante grazie alla generosa pensilina che accoglie i clienti, in effetti non fà nemmeno tanto caldo, e, poco a poco, mano a mano che si avvicina l’ora dell’arrivo del mezzo, sempre più gente si unisce, ed io, con la memoria, ritorno indietro, quasi a una settimana e mezzo prima, giusto al giorno del mio arrivo nella capitale, Tunisi, dove ho incominciato il viaggio alla scoperta di questo Paese...                                                                                                                                                        
Tunisi

L’aereo della Tunisair, la Compagnia aerea che collega tante cittá europee alla capitale, Tunisi, dopo un tranquillo volo di meno di 2 ore, plana nella notturna città del paese arabo.  L’equipaggio, due uomini e due donne (giusto la seconda, forse per equilibrare uno “scompenso” di grasso dei tre colleghi..., è assolutamentee in linea perfetta, oltre a mostrare con sicurezza una naturale e generosa bellezza...), ci saluta distrattamente mentre abbandoniamo l’aereo parcheggiato.   Mi faccio coraggio pensando alle istruzioni ricevute dai miei amici, una volta uscito dall’area raccolta bagagli, ritirare dal bancomat i Dinari (la moneta locale), e comprare una scheda telefonica della Compagnia “Tunisiana”, e, tutto felice, prendere un taxi per farmi portare all’hotel (prenotato su booking.com).   Ma, come al solito, non sempre le cose sono come le vorremmo...  Il primo “bancomat” non funzionava e, il secondo non mi voleva ascoltare..., per cui, l’unico era cambiare gli Euro portati da casa.   Guardandomi attorno, pochi gli sportelli di cambio valuta aperti, e per ognuno, lunghe file di gente assonnata e annoiata, per cui, fatta la scelta, mi metto in una fila, e, 10 minuti dopo, il cassiere di servizio ci annuncia che chiude senza tanti complimenti per cui, cambio di fila, e nuova coda...   Finchè, disperato, provo ad un bancomat mezzo nascosto e...bingo! funziona!   Per cui, ritirati 200 Dinari (meno di 100 Euro),e comprata facilmente la scheda con un numero della compagnia telefonica tunisina (questo è stato facile...), vado al parcheggio dei taxi....  Le abitudini...   Si suppone che, il primo dei taxi in fila sia quello autorizzato... qui non è cosi`, dopo avere iniziato la contrattazione sul prezzo (dimenticavo di dire, se ti sparano 30...fai la controproposta...), e mentre agevolmente il tizio tira fuori dall’auto il cartello “TAXI... da collocare sul tetto dell’auto gialla, un altro individuo ed un altro ancora... si presentano a urla (almeno a me sembrava...), tra di loro, quasi delle scenate di gelosia tra innamorati delusi...   Ed io, per tagliar corto, e, non conoscendo la lingua araba..., mi affido a quello che offriva meno (per 15 Dinari, detto in lingua francese/italiana).   Arrivati all’hotel nell’Avenue Habib Bourguiba (il primo presidente della repubblica tunisina, quando la Francia finalmente diede l’indipendenza nel 1956), e, dopo avergli lasciato quasi tutto il resto (...non aveva il cambio...), mi infilo finalmente al sicuro, nell’hotel Carlton (di vecchie memorie...tutt’ora in fase di ammodernamento) per 43 Euro a notte, colazione inclusa.  E, per chiudere in bellezza, breve passeggiata, poi, nei dintorni, con il giusto premio di un gigantesco e gustoso gelato!! 
La Tunisia mantiene tutto l’anno la stesso orario (non esiste insomma, il cambio come da noi, inverno/estate), per cui, alle 5 già splende un caldo sole invitandoti a vivere!!!  E, senza tanti complimenti, dopo una triste colazione (le petit dejeneur...dell’hotel Carlton...), decido di conoscere la mitica Cartagine (cioè, i resti...) e Sidi Bou Said!   Armato quindi di macchina fotografica e di cellulare,  dribblando l’intenso traffico (non fatevi illusioni, è una giungla,  vige la legge del più forte...nemmeno le striscie pedonali servono, sempre che le trovi...) mi dirigo alla stazione della linea TGM.  E`questa una metropolitana che collega la capitale a “La Marsa”, passando per una stretta striscia di terra tra i laghi di Tunisi (acqua salata e poco profonda), con fermate storiche, come il vecchio aereoporto, di antica memoria, oramai diventato un altrettanto vecchio e polveroso sobborgo della capitale.  I treni che coprono il servizio sono vecchi e decrepiti, ma funzionano..., ogni 15 minuti ne passa uno, e alla mancanza di comfort, dei consunti ventilatori appesi al soffitto, cercano di alleviare almeno  il caldo, ai passeggeri che affollano le carrozze.   E`comunque un piacere condividere gli spazi, sentirmi uno qualsiasi e non un turista (si fà per dire...lo sono...non capisco quello che dicono...), osservare e annotare gli usi e costumi della gente di qui.   Una coppia di giovani, seduti di fronte a me, discutono di chissà cosa (io mi immagino i dialoghi...alla fine la vita è uguale dappertutto...amori, dissensi, tradimenti, cosa hai fatto oggi, che facciamo stasera...).   Lei, in un completo sui toni arancione, con fazzoletto che le copre i capelli e le forma come il viso ovale, serio e deciso, si capisce che è schietta, controllatrice, fiduciosa...sospettosa...insomma, conosce il suo ragazzo...                                                               E lui, magro, belloccio (ricorda uno dei personaggi dei film del dopoguerra...), denunciante una voglia di vivere la sua propria vita...(anche fuori del rapporto con lei...), ma al tempo stesso, conciliante e sottomesso, ogni tanto... (il minimo indispensabile per non creare sospetti...), insomma, una bella coppietta, classica, come tante nel mondo.   Fuori dai finestrini (consunti, sporchi, come tutto l’interno della carrozza), scorre il paesaggio che presenta continuamente quello che poi si vedrà per tutto il mio viaggio in questa terra tunisina, sia nella campagna che nelle citta e i paesi... buste, sacchetti, cartacce, piccole e grandi... bottiglie di plastica di tutte le dimensioni, un paesaggio desolante che sembra accettato e fatto proprio da tutti gli abitanti di questo paese, convivere con l’immondezza!...                                                                                                                                                      
Salam...coppietta tunisina...salamelek...monnezza che vola e vá...










viernes, 11 de octubre de 2013

GIBILTERRA


Da vari secoli, continua, la disputa tra la Corona spagnola e la Corona britannica, su un piccolo pezzo di terra (che più che altro non è che un, enorme, pezzo di roccia...), tema del contenzioso: La colonia chiamata, Gibilterra!         
     
A bordo della mia piccola Seicento percorro i quasi 100 chilometri, dalla citta di Torremolinos (città costruita agli albori della rivoluzione “palazzinara” che travolse le coste spagnole..., negli anni 60’), a Gibilterra.   Ê la seconda volta in poco tempo che vado a visitare questo minuscolo “paradiso fiscale” e turistico, accompagnando un amico desideroso di conoscere il mitico “Pennone” .   Ho accettato volentieri a fargli da guida, per il piacere di ritrovare quel piccolo angolo inglese giusto a sud della Spagna..., da cui prende il nome lo stesso stretto (di Gibilterra, appunto!), di fronte alle coste del Marocco.    Percorrendo l’autostrada A 7 (più che altro è una strada locale a 4 corsie, trafficatissima, che collega le città della costa occidentale spagnola), è un continuo entrare ed uscire dai  centri urbani, un lungo serpentone di costruzioni, di tutti i tipi e disegni, con il verde degli alberi, che interrompe ogni tanto la monotonia del cemento (tutte queste urbanizzazioni sono in generale bene organizzate, per l’accoglienza del turista, per dare e per ricevere..., non solamente nei mesi estivi, questa è la Spagna!).    Arrivati nella città di, La Linea de la Concepcion, confinante con la britannica Gibilterra (in poche parole, La Linea è un “paletto”, fatto costruire e sviluppare in direzione della colonia inglese, dal dittatore Franco, per bloccare il desiderio espansionistico gibiltaregno..., oggi mi prendo un pezzo di terra, domani un altro...).   Però, al di là del “paletto”, se uno ci ragiona sù, capisce che alla fine dei conti, una città (La linea) e l’altra (Gibilterra) possono convivere pacificamente, perchè (anche se i detrattori spagnoli sono tanti..., accecati dal grido di: “Gibilterra spagnola!”) la convivenza economica serve a tutti quanti, generando turismo tutto l’anno.   Ed è altrettanto curioso, confrontando le mappe antiche, a quelle di oggi, come gli spagnoli, si siano fatti mangiare pezzi interi di terreno, senza che nessuno se ne accorgesse.  Fatto ecclatante, l’antica, “terra di nessuno” di un tempo, che è diventata a tutti gli effetti l’aereoporto di Gibilterra!!   Con una bella aereostazione (piu`in zona spagnola che inglese...), e la pista d’atterraggio, che taglia il passaggio della strada che conduce alla colonia, con tanto di striscie pedonali e semafori, per fermare il flusso del traffico, quando un aereo atterra, o decolla!   E noi, lasciata l’auto in un parcheggio a pagamento (Euro 10 per 7 ore di sosta), nell’area spagnola..., ci mettiamo in coda, documento alla mano, per entrare finalmente nella mini, Great Britain.   E`curioso osservare come la circolazione delle auto è con viabilità a destra (non a sinistra, come nella maggior parte dei paesi anglosassoni), sicuramente perchè è talmente piccola la colonia, che non è valsa la pena cambiare il senso di marcia (o, magari, per evitare incidenti di traffico: venivo dalla Spagna, no, io venivo da Gilterra, ma ne sei sicuro..., ecc...).  Abbiamo deciso di prendere il bus urbano che ci porterà al centro (è un modo di dire, a poche centinaia di metri dalla pista dell’aereoporto, già è centro città...).  Infatti, in pochi minuti siamo arrivati a Corral Road, capolinea del bus. Di fronte a noi, nuovi ed eleganti (e cari) edifici, dichiarano l’avanzamento sul mare di Gibilterra (non per un fatto naturale...hanno semplicemente riempito di terra e sassi, centinaia e centinaia di metri quadrati, in quello che un tempo era mare).   La nuova urbanizzazione di fatto ha cancellato il vecchio porto, che era di fronte all’antica fortezza.  Bene, nel piccolo piazzale dove si ferma il bus, una porta d’entrata alla cittadella, ci permette di entrare ritrovandoci subito in una piazza (Casemates Square, lo dice la parola, era una fortezza militare...), che oggi è una specie di Centro commerciale all’aria aperta, ristoranti di fast food colorano quella che un tempo era una piazza austera, abitata da militari.   Continuamo la passeggiata turistica inoltrandoci sulla Main Street, cioè, sulla strada principale.  Negozi di, cambio moneta, vendita di tabacco, gioiellerie, vendita di tabacco, liquori, vendita di tabacco, ristorantini, vendita di tabacco, bar..., ci accolgono dandoci il difficile compito di individuare gli angoli e le architetture della vecchia città, invasa dal compra e vattene (perchè qui, è tutto caro!, che fai, ci lasci lo stipendio?).  Da vedere, il palazzotto del Governo (coperto, perchè in restauro), e alcune chiese, che lottano, per ricordare al turista, che questa piccola città ha un passato.   Arriviamo in poco tempo alla fine della Main Street (sarà 1.500 metri, più o meno, dall’inizio alla fine), e un delizioso giardinetto ci invita ad una sosta (gratis!), e da li, ripresa la passeggiata, arriviamo alla costruzione da cui parte la funivia che porta al “pennone”, alla cima del monte (426 metri s.l.d.mare).   Tappa obbligatoria, ma senz’altro piacevole e spettacolare, la visita del cucuzzolo, con l’immancabile compagnia dei macachi (si dice che, Gibilterra sarà inglese fintanto che viva lì, la colonia di macachi).  Importante (e te lo ripetono anche dentro la cabina che ti porta in alto), mai avere con tè buste con roba da mangiare, e, se le hai, lasciale da parte perchè i cari animali, possono diventare violenti per rubartele..., e, non scherzano...per cui, occhio e tranquillità!).  Dall’alto del monte è un piacere dare un’occhiata qui e là, da una parte si può vedere la costa del Marocco e la città spagnola di Ceuta, dall’altra parte, a un tiro di schioppo, la città di Algeciras, all’altro lato del golfo.  Da osservare, i resti dell’antico sistema che si usava per raccogliere le acque, nel lato orientale, in quella che è la parte meno turistica della colonia (adesso usano l’acqua del mare per i servizi igienici, e un dissalatore per il resto).   Salutati i macachi, presi dal lavoro di spulciarsi, uno all’altro, e ripresa la funivia (se si vuole, si può salire o scendere a piedi, gratis...), ritorniamo sulla Main Street, per acquistare una stecca di... sigarette! (esenti da IVA).  Seguendo il flusso dei turisti, abbandoniamo la Colonia (qui, tutti sanno parlare lo spagnolo...anzi, accento, andaluso..., holè!), e questa volta, a piedi (una bella passeggiata), attraversando la pista dell’aereoporto (divertente, ma dove ti permettono di farlo, sennò?) ritorniamo alla Linea (la maggior parte degli impiegati che lavorano qui, e lo stesso governatore di Gibilterra, hanno casa in Spagna...), ed io, rivolgendo un’ultimo sguardo al “pennone”che, ancora oggi, è capace di risvegliare asti antichi (giusto per poco tempo...), e, tutto per che cosa? Per un “grosso, enorme, pezzo di roccia”!
By By 
Gibraltar, 
Hasta luego Gibraltar!                                                                                                                                                   PS In aereo puoi arrivare a Gibilterra solamente dalla Gran Bretagna, o da altri paesi, ma, mai dalla Spagna...