Da vari secoli, continua, la disputa tra la Corona
spagnola e la Corona britannica, su un piccolo pezzo di terra (che più che
altro non è che un, enorme, pezzo di roccia...), tema del contenzioso: La
colonia chiamata, Gibilterra!
A bordo della mia
piccola Seicento percorro i quasi 100 chilometri, dalla citta di Torremolinos
(città costruita agli albori della rivoluzione “palazzinara” che travolse le
coste spagnole..., negli anni 60’), a Gibilterra. Ê la seconda volta in poco tempo che vado a
visitare questo minuscolo “paradiso fiscale” e turistico, accompagnando un
amico desideroso di conoscere il mitico “Pennone” . Ho accettato volentieri a fargli da guida,
per il piacere di ritrovare quel piccolo angolo inglese giusto a sud della
Spagna..., da cui prende il nome lo stesso stretto (di Gibilterra, appunto!), di
fronte alle coste del Marocco. Percorrendo l’autostrada A 7 (più che altro
è una strada locale a 4 corsie, trafficatissima, che collega le città della
costa occidentale spagnola), è un continuo entrare ed uscire dai centri urbani, un lungo serpentone di costruzioni,
di tutti i tipi e disegni, con il verde degli alberi, che interrompe ogni tanto
la monotonia del cemento (tutte queste urbanizzazioni sono in generale bene
organizzate, per l’accoglienza del turista, per dare e per ricevere..., non
solamente nei mesi estivi, questa è la Spagna!). Arrivati nella città di, La Linea de la
Concepcion, confinante con la britannica Gibilterra (in poche parole, La Linea
è un “paletto”, fatto costruire e sviluppare in direzione della colonia
inglese, dal dittatore Franco, per bloccare il desiderio espansionistico
gibiltaregno..., oggi mi prendo un pezzo di terra, domani un altro...). Però, al di là del “paletto”, se uno ci
ragiona sù, capisce che alla fine dei conti, una città (La linea) e l’altra
(Gibilterra) possono convivere pacificamente, perchè (anche se i detrattori
spagnoli sono tanti..., accecati dal grido di: “Gibilterra spagnola!”) la
convivenza economica serve a tutti quanti, generando turismo tutto l’anno. Ed è altrettanto curioso, confrontando le
mappe antiche, a quelle di oggi, come gli spagnoli, si siano fatti mangiare
pezzi interi di terreno, senza che nessuno se ne accorgesse. Fatto ecclatante, l’antica, “terra di nessuno”
di un tempo, che è diventata a tutti gli effetti l’aereoporto di Gibilterra!! Con una bella aereostazione (piu`in zona
spagnola che inglese...), e la pista d’atterraggio, che taglia il passaggio
della strada che conduce alla colonia, con tanto di striscie pedonali e
semafori, per fermare il flusso del traffico, quando un aereo atterra, o decolla! E noi,
lasciata l’auto in un parcheggio a pagamento (Euro 10 per 7 ore di sosta),
nell’area spagnola..., ci mettiamo in coda, documento alla mano, per entrare
finalmente nella mini, Great Britain. E`curioso
osservare come la circolazione delle auto è con viabilità a destra (non a
sinistra, come nella maggior parte dei paesi anglosassoni), sicuramente perchè
è talmente piccola la colonia, che non è valsa la pena cambiare il senso di
marcia (o, magari, per evitare incidenti di traffico: venivo dalla Spagna, no,
io venivo da Gilterra, ma ne sei sicuro..., ecc...). Abbiamo deciso di prendere il bus urbano che
ci porterà al centro (è un modo di dire, a poche centinaia di metri dalla pista
dell’aereoporto, già è centro città...).
Infatti, in pochi minuti siamo arrivati a Corral Road, capolinea del
bus. Di fronte a noi, nuovi ed eleganti (e cari) edifici, dichiarano
l’avanzamento sul mare di Gibilterra (non per un fatto naturale...hanno
semplicemente riempito di terra e sassi, centinaia e centinaia di metri
quadrati, in quello che un tempo era mare).
La nuova urbanizzazione di fatto ha cancellato il vecchio porto, che era
di fronte all’antica fortezza. Bene, nel
piccolo piazzale dove si ferma il bus, una porta d’entrata alla cittadella, ci
permette di entrare ritrovandoci subito in una piazza (Casemates Square, lo
dice la parola, era una fortezza militare...), che oggi è una specie di Centro
commerciale all’aria aperta, ristoranti di fast food colorano quella che un
tempo era una piazza austera, abitata da militari. Continuamo
la passeggiata turistica inoltrandoci sulla Main Street, cioè, sulla strada
principale. Negozi di, cambio moneta, vendita
di tabacco, gioiellerie, vendita di tabacco, liquori, vendita di tabacco, ristorantini,
vendita di tabacco, bar..., ci accolgono dandoci il difficile compito di
individuare gli angoli e le architetture della vecchia città, invasa dal compra
e vattene (perchè qui, è tutto caro!, che fai, ci lasci lo stipendio?). Da vedere, il palazzotto del Governo (coperto,
perchè in restauro), e alcune chiese, che lottano, per ricordare al turista,
che questa piccola città ha un passato.
Arriviamo in poco tempo alla fine della Main Street (sarà 1.500 metri, più
o meno, dall’inizio alla fine), e un delizioso giardinetto ci invita ad una
sosta (gratis!), e da li, ripresa la passeggiata, arriviamo alla costruzione da
cui parte la funivia che porta al “pennone”, alla cima del monte (426 metri
s.l.d.mare). Tappa obbligatoria, ma senz’altro piacevole e
spettacolare, la visita del cucuzzolo, con l’immancabile compagnia dei macachi
(si dice che, Gibilterra sarà inglese fintanto che viva lì, la colonia di
macachi). Importante (e te lo ripetono
anche dentro la cabina che ti porta in alto), mai avere con tè buste con roba
da mangiare, e, se le hai, lasciale da parte perchè i cari animali, possono diventare
violenti per rubartele..., e, non scherzano...per cui, occhio e tranquillità!). Dall’alto del monte è un piacere dare
un’occhiata qui e là, da una parte si può vedere la costa del Marocco e la
città spagnola di Ceuta, dall’altra parte, a un tiro di schioppo, la città di
Algeciras, all’altro lato del golfo. Da
osservare, i resti dell’antico sistema che si usava per raccogliere le acque,
nel lato orientale, in quella che è la parte meno turistica della colonia (adesso
usano l’acqua del mare per i servizi igienici, e un dissalatore per il resto). Salutati i macachi, presi dal lavoro di
spulciarsi, uno all’altro, e ripresa la funivia (se si vuole, si può salire o
scendere a piedi, gratis...), ritorniamo sulla Main Street, per acquistare una
stecca di... sigarette! (esenti da IVA).
Seguendo il flusso dei turisti, abbandoniamo la Colonia (qui, tutti
sanno parlare lo spagnolo...anzi, accento, andaluso..., holè!), e questa volta,
a piedi (una bella passeggiata), attraversando la pista dell’aereoporto
(divertente, ma dove ti permettono di farlo, sennò?) ritorniamo alla Linea (la
maggior parte degli impiegati che lavorano qui, e lo stesso governatore di
Gibilterra, hanno casa in Spagna...), ed io, rivolgendo un’ultimo sguardo al
“pennone”che, ancora oggi, è capace di risvegliare asti antichi (giusto per
poco tempo...), e, tutto per che cosa? Per un “grosso, enorme, pezzo di roccia”!
By By
Gibraltar,
Hasta luego Gibraltar! PS In aereo puoi arrivare a
Gibilterra solamente dalla Gran Bretagna, o da altri paesi, ma, mai dalla
Spagna...
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