IL VIAGGIATORE QUALSIASI IL 25 MARZO 2011 SCRISSE:
Airbus A 340-300, è passato quasi
un anno dall’ultimo viaggio all’equatore, il grosso aereo
di Iberia mi stà riportando a Quito, la capitale
di uno Stato
di 14 milioni
di anime (chissà, forse,
di più, dato che molti sono rientrati in patria costretti dalla crisi economica in Europa)
e con, forse, il record
di avere 70 vulcani, più o meno tranquilli, che arrivano alla vertiginosa altezza
di 6.310 mt (il Chimborazo).
La “suerte” (fortuna) mi ha assegnato
un posto nel blocco centrale dell’aereo
con 2 poltrone libere a lato (l’idea è quella
di stendermi
per cercare
di dormire
un pò), accanto a me (“a 2 poltrone
di distanza”), cè
un giovane ecuatoriano, il suo nome lo scorpirò con una certa difficoltà, è, Tomo.
Il ragazzo (12 anni) viaggia da Valencia a Guayaquil da solo perchè la madre (risposata) vive in Spagna e il padre (risposato) vive in Ecuador, ha passato
un anno e mezzo coccolato dall’affetto della “parte” spagnola, studiando, mangiando, divertendosi, e conoscendo una cultura a lui sconosciuta, è in piedi dall’alba e sonnecchia stendendosi su
un bustone rigido che contiene (lo scoprirò poi)
un gioco “Game” che gli hanno regalato, una speranza forse, che non si dimentichi i cari appena lasciati.
E’
un “tipo”
in gamba, bene educato, fà le giuste e misurate domande, non dando molta confidenza, regalandoti però
un sorriso a piene mani che, mi conquista e
fà si che decida
di adottarlo per le 11 ore che dura il viaggio (e rinunciando ai 2 posti liberi...).
Tomo, come molti ragazzi della sua età, è ben curato, i capelli con vezzosi ricci all’ultima moda, fermati da una dura gelatina (a
un mio gesto
di scomporgli i capelli, mai l’avessi fatto, si ripettina controllandosi che la piega riprenda la sua forma, mai e poi mai, spettinarlo!) ha già indosso i pantaloni corti, indispensabili per chi vive nella calda Guayaquil (penso con brivido come ha affrontato la fredda mattinata valenziana), e l’immancabile busta con tutti i documenti utili per i minorenni non accompagnati, ha poca fame, molto sonno però accetta
di buon grado la mia offerta che, quando inizieranno a proiettare i film,
di svegliarlo, mi sento appagato!.
Due i film in programmazione “Red” e
un noioso quanto inutile, ultimo uscito, “Harry Potter”, muovendo i comandi dell’audio o delle luci, ci si accorge che l’aereo ha i suoi anni
di vita ma, sopratutto, scarsa manutenzione...la crisi...e come l’aereo, l’equipaggio sembra ne faccia parte integrante, gli stessi anni passati insieme...la gentilezza risulta
di etichetta, stanca e annoiata,
un servizio scontato, rutinario,
questa è, Iberia!
Il viaggio scorre tranquillo con poche “buche” che ci obbligano a cinturarci, la lunga giornata si conclude, quindi, con l’arrivo, finalmente, nell’”imbuto” del Mariscal Sucre (l’aereoporto
di Quito) che ci accoglie in
un tipico pomeriggio nuvoloso/pioggia/sole/vento.
E’ venuto il momento
di salutare il mio amico “passeggero” (dopo Quito l’aereo si dirigerà a Guayaquil),
gli auguro una vita piena
di salute e fortuna ma capisco che le mie parole non gli arrivano perchè, lui, elettrizzato dall’imminente rincontro del padre e della famiglia guayaquilegna, già non fà parte
di noi che scendiamo a questa fermata, lui già pensa a cosa la vita gli preparerà per il suo futuro senza fine...
Napaikuy Tomo!
qui a roma hai una fan dei tuoi viaggi!!! e anche rob è stato molto interessato dal tuo racconto...che bello ritrovare anche foto e storie dell'altr'anno!!! ciao!
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