Alle 5,25, con un’ampia
mezz'ora di anticipo, sulle 11 previste di viaggio...(in Ecuador, mai ti dicono
l’ora di arrivo...lo devi calcolare tu...) il bus della Cooperativa Lojana parcheggia
accanto ad uno dei marciapiedi del vecchio “terminal terrestre” (la stazione
dei bus) di Loja, mentre la luce del sole timidamente inizia a farsi strada tra
le nubi che coprono la città..., nell’aria mattutina, tutto sommato,
tiepida. La stazione, illuminata dai
fasci dei fari degli autobus che arrivano continuamente e dalle poche luci
fioche posizionate qui e lá, è animata da un'umanità mista, passeggeri e non,
in attesa degli autobus che arrivano da tutta la provincia, la maggior parte di
questa umanità per lo più assonnata..., ed io, per recuperarmi, e per
svegliarmi dalle lunghe ore di viaggio, decido che, una colazione sarà il
miglior benvenuto ed il miglior buongiorno!
La caffetteria dove consumerò la
colazione è bene illuminata, in netto contrasto con la luce del resto della
stazione, con, all'interno, tra i vari clienti, due giovani ragazzi
statunitensi (studenti dell'universitá o viaggiatori qualsiasi...?) intenti a giocare
a carte, cercando di ingannare il tempo...
Letto il menù, mi decido ordinando un “desayuno continental”, composto
da, uova, caffè, succo di frutta e sandwich con formaggio, e nell'attesa
d'essere servito, da un grande finestrone osservo la città che lentamente si
sveglia, i taxi e gli autobus urbani che vanno e vengono, caricando o
scaricando passeggeri, percependo la sensazione di stare in una città piccola e
accogliente. Loja (circa 200.000 abitanti) è situata nel
mezzo di una vallata, a 2.450 metri di altezza (s.l.d.m.), relegando la
grandezza dei monti circostanti al ruolo di "colline",verdi,
lussureggianti, con le case sparse qui e lá, che vanno aggrappandosi ai bordi
della piccola valle. Due fiumi (il
Zamora e il Malacatos) la percorrono per poi congiungersi, giusto alle porte
della città vecchia, con case che non raggiungono i 2 o i 3 piani
d’altezza. Tanti gli edifici che, nel
tempo, hanno occupato gli spazi lasciati dai ricordi delle belle palazzine
della vecchia Loja, raccontando al turista di passaggio, oggi, una storia
confusa, e dichiarando la poca attenzione che si dedichi ad una città,
desiderosa di vendersi al turista che, sempre più, decide di visitare
l'Ecuador. La città si visita in poco
tempo, senza fretta, in poche ore hai il quadro complessivo della situazione, e
la sensazione di trovarsi in un grande paese, di non trovarsi in Ecuador. L’impressione è quella di trovarsi in una
città dell’Europa dell’est prima della caduta del “Muro”, semplicità mista a
povertá, con la differenza, tra vecchi camion o moto smarmittate, delle moderne
automobili che percorrono le strade in lungo e in largo. Nelle piazzette, tra fontane e alberi
rigogliosi, gruppi di giovani studenti, in attesa di entrare in aula, consumano
la colazione, mano a mano che la cittá si và animando, con l’apertura dei negozi
e degli uffici, o i vari locali che mi suggeriscono una nuova fermata per
un’altra colazione. Il luogo dove
decido di consumare, è una semplice stanza con tavolini e sedie, un piccolo
bancone e una cucina nel retro, tutto molto umile, senza nemmeno avere
l’intenzione di dare un aspetto professionale, il cameriere/proprietario mi
propone il “desayuno continental” (mi rendo conto che a Loja é il menù più
diffuso...) per il modico prezzo di 2,5 Dollari, ovviamente io accetto (piú o
meno è una replica di quello che ho consumato nella stazione), guardandomi
intorno, e osservando gli altri clienti, tutti con nel viso, la stessa
tranquillità che ho riscontrato nelle persone che ho incrociato finora per
strada.... Non deluso dall’intermezzo culinario, mi
rimetto a fare il turista, intuendo comunque che (nonostante il foglietto
pubblicitario ritirato nella stazione dei bus, segnala la presenza di edifici
importanti da visitare...) ben poche cose potranno attirare la mia
attenzione... La cattedrale, se non fosse perchè segnalata
nella cartina turistica, passerebbe inosservata come una chiesa senza tante
pretese (é nella piazza dove ha sede il Comune), o la Porta della città
(ricostruita con un certo”gusto particolare", che è anche sede di esposizioni
temporanee...), o come, la "torre dell'orologio", una specie di
missile a forma quadrata, simbolo della città.
Tanti però i giardini fioriti che giocano nascondendo molto spesso i
fiumi che, placidamente scorrono, accompagnandomi a scoprire altre piazzette
che propongono curiosi edifici da fotografare.
E, tra una sosta e l’altra, arriva l’ora del pranzo. La proposta più gettonata che viene offerta per
le strade del centro, è il pollo (nelle zone intorno alla città sono molte le
fattorie con produzioni aviarie), che propongono cucinato in tante maniere e con
tanti tipi di accompagnamenti. Attirato
però dalla pubblicità del depliant turistico, decido che tenterò di mangiare
per la seconda volta in vita mia il “cuy” (il porcellino d’india, famoso nel
Perù e nonché nell’Ecuador del sud). Ed
anche qui, scopro che esiste tutto un quartiere dove tanti sono i ristoranti
che cucinano questo animaletto, e tutti fuori "porta". Il quartiere, regno del "cuy", è
per mia sorpresa il vero passato
architettonico di Loja, deliziosi palazzetti con strutture in legno (cultura
della Spagna del 1600), con portici, il tutto concentrato attorno ad una
piazzetta, "San Juan del Valle", e con contorno di bambini che
giocano allegri, animando il luogo.
Tanti i ristoranti e trattorie (molti, nuovi, di buona qualità) che
propongono il cuy, ma, giusto nella piazzetta, un ristorante che propone un
arredamento antico, attira la mia attenzione.
Al momento di decidere cosa mangiare, e ricordandomi ancora una volta la
siluette del cuy, un roditore, che sembra un grosso...topo..., è più forte di
me, non riesco proprio a replicare...
Cambio il programma e decido, per una gallina cuyada..., cotta alla
brace, alla stessa maniera cioè che usano per cuocere il porcellino
d’india... L'accompagnamento del piatto che mi servono è
a base di mais e riso, punti fondamentali della cucina ecuatoriana. Il mais lo trovi preparato in tutte le
maniere, cucinato nell’acqua (che diventa enorme!) lo chiamano "choclo",
ridotto a farina, si usa come pane, o nelle classiche pannocchie cotte e untate
di burro, o, al "pop corn" (in Spagna, "palomitas", in
Ecuador "canguil"). Nel mio
caso, una buona razione di riso e di choclo, insieme all'immancabile salsa che trovi
su tutti i tavoli ecuatoriani, l'aji, piccante al punto giusto (2 tipi di cipolle,
tamarillo, 3 tipi di peperoncino, aglio, olio, sale, aceto, limone, prezzemolo
e coriandolo), accompagnamento che si usa costantemente per "rinforzare i
sapori". Terminato il pasto, mi
dedico a una piacevole passeggiata accompagnato dalla tranquillità che si vive
in questa città, e dal fiume Zamora che, mi suggeriscono una siesta nel vicino
parco, dove, tra alberi di tante specie, e una piacevole frescura, mi distendo
nel prato, godendomi un meritato riposo.
Ed il sole, che mi ha accompagnato dal mio arrivo, lentamente mi avverte
che le sue 12 ore di vita stanno terminando, suggerendomi quindi, di trovare un
hostal per passare la notte. Ritornato quindi nel centro della città, trovo
facilmente un alberghetto che, per pochi dollari mi accoglie, offrendomi un
comodo letto, che, finalmente, mi aiuta a chiudere in bellezza questa mia
visita “turistica”, della piccola e tranquilla Loja... al sud dell'Ecuador... Napayky...cuy!









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