sábado, 4 de mayo de 2013

LOJA


 Alle 5,25, con un’ampia mezz'ora di anticipo, sulle 11 previste di viaggio...(in Ecuador, mai ti dicono l’ora di arrivo...lo devi calcolare tu...) il bus della Cooperativa Lojana parcheggia accanto ad uno dei marciapiedi del vecchio “terminal terrestre” (la stazione dei bus) di Loja, mentre la luce del sole timidamente inizia a farsi strada tra le nubi che coprono la città..., nell’aria mattutina, tutto sommato, tiepida.   La stazione, illuminata dai fasci dei fari degli autobus che arrivano continuamente e dalle poche luci fioche posizionate qui e lá, è animata da un'umanità mista, passeggeri e non, in attesa degli autobus che arrivano da tutta la provincia, la maggior parte di questa umanità per lo più assonnata..., ed io, per recuperarmi, e per svegliarmi dalle lunghe ore di viaggio, decido che, una colazione sarà il miglior benvenuto ed il miglior buongiorno!   La caffetteria dove consumerò la colazione è bene illuminata, in netto contrasto con la luce del resto della stazione, con, all'interno, tra i vari clienti, due giovani ragazzi statunitensi (studenti dell'universitá o viaggiatori qualsiasi...?) intenti a giocare a carte, cercando di ingannare il tempo...    Letto il menù, mi decido ordinando un “desayuno continental”, composto da, uova, caffè, succo di frutta e sandwich con formaggio, e nell'attesa d'essere servito, da un grande finestrone osservo la città che lentamente si sveglia, i taxi e gli autobus urbani che vanno e vengono, caricando o scaricando passeggeri, percependo la sensazione di stare in una città piccola e accogliente.    Loja (circa 200.000 abitanti) è situata nel mezzo di una vallata, a 2.450 metri di altezza (s.l.d.m.), relegando la grandezza dei monti circostanti al ruolo di "colline",verdi, lussureggianti, con le case sparse qui e lá, che vanno aggrappandosi ai bordi della piccola valle.    Due fiumi (il Zamora e il Malacatos) la percorrono per poi congiungersi, giusto alle porte della città vecchia, con case che non raggiungono i 2 o i 3 piani d’altezza.  Tanti gli edifici che, nel tempo, hanno occupato gli spazi lasciati dai ricordi delle belle palazzine della vecchia Loja, raccontando al turista di passaggio, oggi, una storia confusa, e dichiarando la poca attenzione che si dedichi ad una città, desiderosa di vendersi al turista che, sempre più, decide di visitare l'Ecuador.   La città si visita in poco tempo, senza fretta, in poche ore hai il quadro complessivo della situazione, e la sensazione di trovarsi in un grande paese, di non trovarsi in Ecuador.   L’impressione è quella di trovarsi in una città dell’Europa dell’est prima della caduta del “Muro”, semplicità mista a povertá, con la differenza, tra vecchi camion o moto smarmittate, delle moderne automobili che percorrono le strade in lungo e in largo.  Nelle piazzette, tra fontane e alberi rigogliosi, gruppi di giovani studenti, in attesa di entrare in aula, consumano la colazione, mano a mano che la cittá si và animando, con l’apertura dei negozi e degli uffici, o i vari locali che mi suggeriscono una nuova fermata per un’altra colazione.   Il luogo dove decido di consumare, è una semplice stanza con tavolini e sedie, un piccolo bancone e una cucina nel retro, tutto molto umile, senza nemmeno avere l’intenzione di dare un aspetto professionale, il cameriere/proprietario mi propone il “desayuno continental” (mi rendo conto che a Loja é il menù più diffuso...) per il modico prezzo di 2,5 Dollari, ovviamente io accetto (piú o meno è una replica di quello che ho consumato nella stazione), guardandomi intorno, e osservando gli altri clienti, tutti con nel viso, la stessa tranquillità che ho riscontrato nelle persone che ho incrociato finora per strada....    Non deluso dall’intermezzo culinario, mi rimetto a fare il turista, intuendo comunque che (nonostante il foglietto pubblicitario ritirato nella stazione dei bus, segnala la presenza di edifici importanti da visitare...) ben poche cose potranno attirare la mia attenzione...    La cattedrale, se non fosse perchè segnalata nella cartina turistica, passerebbe inosservata come una chiesa senza tante pretese (é nella piazza dove ha sede il Comune), o la Porta della città (ricostruita con un certo”gusto particolare", che è anche sede di esposizioni temporanee...), o come, la "torre dell'orologio", una specie di missile a forma quadrata, simbolo della città.   Tanti però i giardini fioriti che giocano nascondendo molto spesso i fiumi che, placidamente scorrono, accompagnandomi a scoprire altre piazzette che propongono curiosi edifici da fotografare.   E, tra una sosta e l’altra, arriva l’ora del pranzo.   La proposta più gettonata che viene offerta per le strade del centro, è il pollo (nelle zone intorno alla città sono molte le fattorie con produzioni aviarie), che propongono cucinato in tante maniere e con tanti tipi di accompagnamenti.   Attirato però dalla pubblicità del depliant turistico, decido che tenterò di mangiare per la seconda volta in vita mia il “cuy” (il porcellino d’india, famoso nel Perù e nonché nell’Ecuador del sud).   Ed anche qui, scopro che esiste tutto un quartiere dove tanti sono i ristoranti che cucinano questo animaletto, e tutti fuori "porta".     Il quartiere, regno del "cuy", è per mia sorpresa  il vero passato architettonico di Loja, deliziosi palazzetti con strutture in legno (cultura della Spagna del 1600), con portici, il tutto concentrato attorno ad una piazzetta, "San Juan del Valle", e con contorno di bambini che giocano allegri, animando il luogo.   Tanti i ristoranti e trattorie (molti, nuovi, di buona qualità) che propongono il cuy, ma, giusto nella piazzetta, un ristorante che propone un arredamento antico, attira la mia attenzione.   Al momento di decidere cosa mangiare, e ricordandomi ancora una volta la siluette del cuy, un roditore, che sembra un grosso...topo..., è più forte di me, non riesco proprio a replicare...   Cambio il programma e decido, per una gallina cuyada..., cotta alla brace, alla stessa maniera cioè che usano per cuocere il porcellino d’india...    L'accompagnamento del piatto che mi servono è a base di mais e riso, punti fondamentali della cucina ecuatoriana.   Il mais lo trovi preparato in tutte le maniere, cucinato nell’acqua (che diventa enorme!) lo chiamano "choclo", ridotto a farina, si usa come pane, o nelle classiche pannocchie cotte e untate di burro, o, al "pop corn" (in Spagna, "palomitas", in Ecuador "canguil").   Nel mio caso, una buona razione di riso e di choclo, insieme all'immancabile salsa che trovi su tutti i tavoli ecuatoriani, l'aji, piccante al punto giusto (2 tipi di cipolle, tamarillo, 3 tipi di peperoncino, aglio, olio, sale, aceto, limone, prezzemolo e coriandolo), accompagnamento che si usa costantemente per "rinforzare i sapori".   Terminato il pasto, mi dedico a una piacevole passeggiata accompagnato dalla tranquillità che si vive in questa città, e dal fiume Zamora che, mi suggeriscono una siesta nel vicino parco, dove, tra alberi di tante specie, e una piacevole frescura, mi distendo nel prato, godendomi un meritato riposo.     Ed il sole, che mi ha accompagnato dal mio arrivo, lentamente mi avverte che le sue 12 ore di vita stanno terminando, suggerendomi quindi, di trovare un hostal per passare la notte.    Ritornato quindi nel centro della città, trovo facilmente un alberghetto che, per pochi dollari mi accoglie, offrendomi un comodo letto, che, finalmente, mi aiuta a chiudere in bellezza questa mia visita “turistica”, della piccola e tranquilla Loja... al sud dell'Ecuador...                                                                                                                                Napayky...cuy!                                                                                                                                    









                                                                                                                                                                                                                  

No hay comentarios:

Publicar un comentario